Il Comitato per la Difesa del Territorio Jonico prende atto con attenzione dell’esito della votazione avvenuta nel recente Consiglio Comunale monotematico sul dissalatore del fiume Tara, in cui è stata espressa una netta contrarietà all’opera. Tuttavia, non possiamo accogliere questo risultato con entusiasmo né con ottimismo.
Se da un lato non abbiamo mai riposto fiducia nelle rassicurazioni di AQP, che pretende di garantire la tutela del fiume Tara mentre ne sottrae la risorsa vitale, allo stesso modo non possiamo riporre cieca fiducia nella politica, se il voto espresso nei giorni scorsi dovesse restare un semplice atto morale e formale, privo di conseguenze sostanziali.
Perché siamo scettici? Perché esattamente un anno fa, nel question time dell’11 marzo 2024, il Consiglio Comunale votò con 19 voti favorevoli e 1 astenuto una mozione che impegnava il sindaco e l’amministrazione ad opporsi al dissalatore del Tara, invocando il principio di precauzione (principio 15 della Dichiarazione di Rio del 1992 – art. 191, par. 2 TFUE). Un impegno che, nei fatti, è rimasto lettera morta.
Non solo il progetto del dissalatore ha proseguito il suo iter senza un’azione forte da parte delle istituzioni locali, ma gli interventi di rinaturalizzazione e sistemazione della foce del Tara, previsti nella mozione, non sono mai stati avviati. La comunità ha assistito ancora una volta a un grande atto di retorica politica, privo di effetti concreti.
“Le istituzioni funzionano quando le persone credono in esse”, scriveva Robert Putnam, sottolineando come la fiducia nella politica si costruisca solo attraverso azioni tangibili e non con dichiarazioni vuote. Le turbolenze politiche di questi ultimi giorni acuiscono le nostre preoccupazioni, perché rischiano di mettere in secondo piano un tema che riguarda il futuro ambientale e sociale del nostro territorio.
I tempi degli slogan sono finiti. La comunità pretende azioni concrete.
Se il Consiglio Comunale ha davvero voluto prendere una posizione forte contro il dissalatore, allora adesso è il momento di dimostrarlo con i fatti.
Cosa ci aspettiamo dalla politica?
– Atti ufficiali e vincolanti per bloccare il progetto. Non basta un voto contrario, servono azioni istituzionali forti presso Regione, Governo e Unione Europea.
– Impugnazione del provvedimento della Conferenza dei Servizi, mediante il ricorso al TAR, che ha approvato il dissalatore nonostante i pareri negativi di ARPA e della Soprintendenza.
– Avvio immediato degli interventi di tutela del Tara, come richiesto esattamente un anno fa.
La comunità non dimentica e non farà un passo indietro. Non siamo più disposti a tollerare politiche di compromesso o votazioni prive di reali conseguenze.
Se la politica vuole recuperare credibilità, questa è l’occasione per dimostrare che la tutela dell’ambiente non è solo un tema da campagna elettorale, ma una battaglia che si traduce in atti concreti.
Aspettiamo risposte. E questa volta, le pretendiamo.