Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone è stata a Taranto in visita allo stabilimento ex Ilva, insieme ai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia in AS. Ha ribadito nel suo punto stampa un concetto che abbiamo ben compreso stare a cuore più al governo che ai tarantini: la produzione deve continuare. L’Italia deve continuare a produrre acciaio.
Per noi, tradotto, vuol dire che Taranto deve continuare ad essere l’agnello sacrificale sull’altare del profitto affinché si possa dire che in Italia la produzione d’acciaio continua.
Ha parlato di lavoro, la ministra. Di attenzione nei confronti della situazione occupazionale e di un accordo per la cassa integrazione: “Prima pensiamo al lavoro, poi agli ammortizzatori sociali. Con le organizzazioni sindacali è stato raggiunto un importante accordo per la cassa integrazione straordinaria e la formazione dei lavoratori di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Uno dei punti fermi è che in cassa integrazione non va chi è addetto ai cicli di manutenzione e a tutte quelle attività di presidio della salute e della sicurezza e quindi anche di tutela ambientale. Era importante ribadire, anche in un percorso – ha aggiunto – in cui utilizziamo le integrazioni salariali che c’è la volontà di puntare alla formazione e alla riqualificazione.
Nell’accordo ci sono ben 120mila ore di formazione finalizzata prima di tutto far realizzare le nuove tecnologie, tutta la parte delle competenze informatiche e poi ovviamente per transitare queste attività verso le sfide future e l’evoluzione della produzione”.
Il piano, che coinvolgerà circa 4mila lavoratori, prevede corsi di alfabetizzazione informatica, riqualificazione tecnica e formazione sulla sicurezza e sull’ambiente. Particolare attenzione è rivolta alla formazione green per la produzione con forno elettrico.
“Ho già avuto modo di che il ministro del Lavoro è prima di tutto del Lavoro, poi utilizza anche gli ammortizzatori sociali ma per prima cosa deve pensare al lavoro delle persone”.
Nel frattempo l’amministrazione straordinaria ha chiesto una revisione dell’Aia, scaduta nel 2023 e chiesto una soglia di produzione pari a 8 milioni di tonnellate.
Sulla scia di quanto detto dal ministro Urso durante la cerimonia di accensione di Afo1, per poter andare verso la riconversione e la decarbonizzazione, bisogna partire. E per AdI la ripartenza di Afo1 ridurrà la cigs.
E come si parte? Con la rimessa in funzione di un impianto che inquina sequestrato dalla magistratura. Però si punta alla riconversione, perché la questione sanitaria e ambientale è troppo pesante, non si può tralasciare. Il commissario Quaranta ha parlato di nuove tecnologie che andranno a rimuovere le vecchie; si punta all’eliminazione del carbone, ma non del ferro. Come se fosse solo il carbone ad inquinare e non i minerali di ferro che vengono immessi nell’aria. “I lavoratori hanno fiducia” ha detto Quaranta, parlando del ristoro dei crediti ammessi fino all’80%, cosa che non è invece avvenuta con l’amministrazione del 2015.
“Non vedo un futuro grigio per Taranto, ma il sole dietro le nubi” ha detto l’ingegnere Quaranta. No, non è una battuta. Ha detto davvero così, ha detto che non vede un futuro grigio, mentre una delegazione di lavoratori della sigla USB era in sit in all’esterno.
Il futuro quindi è a colori, magari colore rosso minerale. Perché al netto delle dichiarazioni della ministra e del commissario che per dovere di cronaca abbiamo riportato, il tutto va tradotto in un linguaggio che a noi tarantini è noto da anni. Quella di oggi è stata l’ennesima passerella politica a Taranto da parte di persone che guardano al futuro con l’ottimismo di chi non vive in questa città. E cosa vengono a dire a una città che chiede la chiusura delle fonti inquinanti? Vengono a dire che la strada verso la riconversione è spianata, riconversione che avverrà chissà tra quanti anni. Ma davvero pensano di convincerci che vedremo l’acciaio green? Chissà se lo vedranno i nostri pronipoti. Intanto, lanciamo campagne di decarbonizzazione e andiamo avanti con la produzione, poi il cerino resterà nelle mani di chi andrà a governare in futuro.
E’ questa la vera chiave di lettura del mega giro di parole di oggi in cui si è detto tutto e non si è detto nulla.
La produzione deve continuare, a scapito dei Tarantini, ma tranquilli che elimineremo il carbone. Ma resta tutto il resto. Taranto deve continuare a produrre acciaio e il Governo ce la sta mettendo tutta. Ma tutta tutta. Un’altra volta.