Si è spenta a 87 anni, con il suo dolce e indimenticabile sorriso, l’adorata Zia Ninetta, al secolo Antonia Chirico, icona indiscussa della tradizione culinaria montemesolina.
Zia Ninetta, una vera e propria istituzione per la comunità di Montemesola, era insieme a suo marito Vincenzo Catucci (zio Cenzino), titolare dell’omonimo ristorante situato nel cuore del centro storico, famosissimo anche oltre la provincia di Taranto e che negli anni ha ospitato diverse celebrità e anche campioni della Nazionale come Alessandro Del Piero.
Zia Ninetta era mamma di tre figli e ha condiviso sessant’anni della sua vita con il suo unico grande amore, Vincenzo, venuto a mancare diversi anni fa.
Il ristorante (ora chiuso) aperto 50 anni fa, era il centro del vivere di zia Ninetta e suo marito. Si occupava di tutto lei: dal pomodoro fresco, alle pietanze sottolio, pane e dolci.
Una vera e propria forza della natura che ha sempre cercato di stare al passo con i tempi e che, già all’epoca ci aveva visto lungo: zia Ninetta infatti, ha sempre puntato sulla tipicità del piatto semplice paesano, esaltandone storia e gusto, anche quando con il boom economico la gente cercava la particolarità, relegando la semplicità e la tipicità quasi ad un tabù, perché fave e foglie le si potevano mangiare in casa.
Lei ha saputo rendere particolare quello che la terra aveva di buono da offrire e lo faceva con la stessa genuinità di quella materia prima che, attraverso le sue mani, diventava oro nel piatto.
Indimenticabile nonnina, sempre allegra, con la chioma bionda sempre sistemata e il grembiule, ultimamente aveva realizzato anche un libro di ricette che si apprestava a spiegare e a insegnare alle giovani ragazze alle quali diceva (è successo proprio a chi scrive): «così sapete cosa e soprattutto come cucinare ai vostri mariti».
La sua era una gentilezza innata e non tipica di chi è abituato ad accogliere la clientela. Per zia Ninetta la clientela era famiglia, tutti erano nipoti e allo stesso tempo ospiti da coccolare con meravigliose pietanze.
Il suo ristorante, oramai chiuso da oltre 10 anni, è stato un punto di riferimento per tutti e un simbolo di Montemesola oltre i confini. Zio Cenzino si occupava del forno a legna, con le sue particolarissime pizze, più piccole di quelle che siamo abituati a mangiare in pizzeria e, per chi le ordinava da asporto, avvolte nella carta alimentare, a testimonianza di un lavoro artigianale e di precisione che ha sempre rifuggito le logiche della produzione industriale.
Zia Ninetta invece, si occupava della cucina, anche se al suo interno non la si vedeva mai. Lei amava girare tra i tavoli, tra la gente e come ricorda sua nipote Lorenza Locorotondo, stava ore ed ore seduta a far ridere i clienti: «Sfornava pane e dolci ogni giorno e vederla fare le orecchiette era una cosa fantastica. Il ristorante era la sua vita e quella del nonno».
I funerali di zia Ninetta si terranno domani alle 17 in Chiesa Madre.
Tarantini Time ha voluto ricordarla così, raccontando quello che amava fare, quello che l’ha resa indimenticabile. La sua maestria, la sua dolcezza e la sua gentilezza quando, il giorno del mio diciottesimo compleanno, a cena nel suo ristorante, mi omaggiò di una rosa.