“Un primato in negativo che lascia sull’altare sacrificale ben 12 lavoratori storici del Comune di Taranto. E’ la prima volta, dal dissesto del 2007, che l’ente civico lascia a casa, senza retribuzione e senza contribuzione, chi in questi anni ha dimostrato abnegazione, spirito di servizio e responsabilità”.
La denuncia è della FILCAMS CGIL di Taranto, che attraverso la segretaria generale Paola Fresi, rimarca la condizione di 12 lavoratori dell’appalto patrimonio che dopo traversie, dallo scorso 30 giugno, sono stati dichiarati “sospesi”.
“Si tratta – spiega Paola Fresi – di 12 persone che due anni fa l’allora assessore Maria Luppino dichiarò in esubero all’interno dell’appalto asili nido e che, anche grazie al senso di responsabilità dei sindacati trovarano sistemazione nell’appalto del settore patrimonio del Comune di Taranto”.
E qui il sindacato registra la prima anomalia.
“In questi due anni, malgrado la dichiarazione d’esubero all’interno dei servizi asili nido, i lavoratori rimasti in questo settore hanno prima avuto un estensione del quinto d’obbligo di un mese (da 10 a 11 mesi – ndr) e poi una seconda che ha aumentato i parametri giornalieri passando da 18 ore settimanali a 21 – spiega la Fresi – Così mentre 12 lavoratori venivano considerati eccedenti, ad altri veniva regolarmente richiesto dal Comune di lavorare di più”.
Un’anomalia che si è disposti ad accettare fino a quando a tutti veniva assicurato il lavoro, ma dal 30 giugno non è più così.
L’appalto patrimonio è scaduto il 30 giugno, quello che riguarderà gli asili nido scadrà a novembre e l’orizzonte è tutt’altro che nitido. E qui interviene la seconda anomalia.
“Malgrado l’impegno profuso dall’Assessore al patrimonio del Comune di Taranto, Marcello Murgia– dice la segretaria della FILCAMS Taranto – non sappiamo perché una parte dell’amministrazione continui a negare la continuità lavorativa di questi 12 lavoratori storici, che con clausola sociale, oggi risultano sospesi fino a nuovo appalto, ma che senza sostegno al reddito, senza stipendio o contribuzione, di fatto, non possono neanche accedere alla NASPI”.
“Tutto ciò è inaccettabile – termina Fresi – e dimostra la mancata programmazione dell’ente rispetto a temi che riguardano il futuro e la carne viva di questi lavoratori”.