I parlamentari jonici di centrodestra hanno sempre sostenuto che il problema ambientale a Taranto non esiste. È ancora vivo il ricordo delle parole dell’on. Dario Iaia, urlate a gran voce in tal senso in Parlamento. La verità è che certa parte politica è evidentemente fuori dal contesto territoriale.
È notizia di poche ore fa che l’ex amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli sia indagata per inquinamento ambientale. L’inchiesta ruota attorno ai picchi di benzene registrati in questi ultimi anni e soprattuto nelle scorse settimane con maggiore intensità. La verità è che lo stabilimento siderurgico continua ad inquinare. Altro che le promesse del Ministro Urso di voler produrre acciaio pulito con il carbone.
Al disastro ambientale, si è aggiunta anche l’assurda decisione del Governo Meloni dell’amministrazione straordinaria, ovvero il fallimento dell’azienda.
Una decisione presa in gran fretta, contro il territorio, senza fornire garanzie sul futuro, senza un piano industriale per il dopo e con l’aggravante di aver azzerato tutti gli investimenti per Taranto. Il governo per tirare a campare stanzia un ulteriore prestito pubblico di 320 milioni che servirà forse ad arrivare a settembre, ma non a evitare il bidone di stato che verrà pagato nuovamente dalle imprese dell’indotto e dai lavoratori. Il governo è responsabile di questo disastro e della decisione di continuare l’attività produttiva a carbone, così come avvenne nel corso del Governo Renzi.
Il tempo dello politica dello struzzo è terminato. La città attende risposte e non chiacchiere.