“Quale transizione ecologica ed energetica per lo stabilimento siderurgico di Taranto? Con quali risorse economiche? Con quali tempi sarà portata a termine e da quali soggetti industriali? Sono numerose le domande che si rincorrono dopo l’incontro con il ministro Urso, svoltosi oggi in Prefettura. Positivo aver ripreso il dialogo, ma il percorso resta in salita e carico di incertezze che riguardano soprattutto la questione ambientale e sanitaria, il futuro dei lavoratori e delle imprese dell’indotto. Insomma le incognite restano tutte in piedi ed occorrerà molto di più della buona volontà del ministro Urso per risolverle.
Ogni volta che un ministro arriva a Taranto per affrontare la questione siderurgica, sembra che si debba ricominciare tutto daccapo. Credo fermamente, invece, che per Taranto partendo dall’emergenza ex Ilva, occorra rimettere in campo con urgenza una strategia complessiva di riconversione economica e sociale, di risanamento ambientale, di superamento dell’emergenza sanitaria, di diversificazione delle attività produttive.
La vicenda siderurgica per quanto drammatica, è solo un tassello di un mosaico più ampio che riguarda il territorio ionico nel suo complesso. Una vertenza che ha una genesi di natura sanitaria: gli studi Sentieri, la drammatica situazione epidemiologica in età adulta e infantile legata all’incidenza di neoplasie ed altre gravi malattie correlate all’inquinamento. Negli anni scorsi erano stati immaginati e realizzati strumenti specifici per superare le emergenze e programmare le nuove attività penso, ad esempio, al CIS (Contratto istituzionale di sviluppo) e al Tavolo per Taranto. Sul versante ambientale erano state stanziate risorse per le bonifiche dell’area di crisi che comprende anche Statte, Massafra, Crispiano e Montemesola. Ora tutti questi strumenti, cui corrispondevano impegni e dotazioni finanziare, sembrano essere svaniti nel nulla.
Dal ministro Urso abbiamo appreso che lo stabilimento ionico ha seri problemi di liquidità, di approvvigionamento di materie prime, di rapporto con clienti e fornitori. Serve l’impegno di tutti per rimetterlo in piedi e farlo tornare a marciare. Ma questo è solo un pezzo della vertenza che dobbiamo condurre: il vero obiettivo non è salvare l’ex Ilva, ma salvare Taranto, i suoi cittadini, i suoi lavoratori”.