Nell’ultima inchiesta – in ordine di tempo – della procura di Taranto sulle emissioni dell’ex Ilva, che ha portato ieri i carabinieri del Noe ad acquisire documentazione nello stabilimento tarantino, ci sono soprattutto i livelli di benzene, composto chimico ritenuto cancerogeno.
Nelle scorse settimane sono stati registrati dei picchi finiti all’attenzione di Arpa e Asl e poi della magistratura, anche se non risultano superati i valori soglia fissati dalla norma, ovvero 5 microgrammi per metro cubo d’aria come media annuale.
Il tutto va rapportato alla particolarità della situazione ambientale di Taranto e alle conseguenze sanitarie evidenziate da studi scientifici e indagini della procura.
Le acquisizioni fatte dal Noe rientrano in una indagine sulle ipotesi di reato di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose. Non è la prima volta che accade. Già il 12 ottobre scorso i militari del Nucleo operativo ecologico si recarono in fabbrica per notificare un provvedimento relativo all’acquisizione di documenti sul controllo degli impianti, chiedendo chiarimenti ad Acciaierie in qualità di gestore ma anche a Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti. ln una relazione dei mesi scorsi il Dipartimento di prevenzione dell’Asl Taranto ha evidenziato la necessità che “in aggiunta alle tutele ordinarie previste” si proceda all’ “applicazione di tutti gli interventi correttivi e applicabili alle diverse fonti”.