Nelle prime ore di questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Massafra, supportati da unità antidroga del Nucleo Cinofili Carabinieri di Modugno, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Taranto, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 8 persone (4 in carcere, 4 agli arresti domiciliari), a cui si aggiungono ulteriori 6 persone indagate in stato di libertà, presunte responsabili a vario titolo, di acquisto, detenzione e vendita di sostanza stupefacente del tipo cocaina.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, è stata condotta dall’Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Massafra, con sistemi tradizionali, come servizi di osservazione, pedinamento e analisi, e mediante sofisticate attività tecniche ed ha permesso di acquisire gravi indizi di reato in merito ad una presunta attività illecita, che avrebbero commesso diversi soggetti i quali, in concorso tra loro, rifornendosi da canali tarantini localizzati nel noto rione Tamburi, avrebbero creato una rete di spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina, rivolta a una vasta platea di acquirenti nei comuni di Massafra e Crispiano.
Nel corso delle attività investigative è stato riscontrato un singolare “patto criminale” tra un fornitore e un indagato massafrese, 33enne, che, come scrive il GIP nell’ordinanza, “preoccupato dalle contingenze del periodo storico che registravano uno scontro tra famiglie tarantine per la supremazia territoriale, e quindi timoroso di essere coinvolto in un filone di indagini che potesse riguardare anche il suo fornitore, presentava a quest’ultimo, altro concittadino massafrese, indicandolo come suo sostituto”; dunque, pattuendo con il suo fornitore la continuazione dell’attività illecita con il suo sostituto, così estromettendosi da quella specifica attività mediante una sorta di “passaggio di consegne”.
Le indagini, inoltre, hanno già permesso di arrestare in flagranza di reato 2 persone, segnalarne alla Prefettura altre 10 per uso personale di sostanza stupefacente e sequestrare complessivamente 320 grammi di cocaina, nonché documentare un consolidato “modus operandi” adoperato da alcuni indagati: cedere la droga dal balcone delle rispettive abitazioni, in alcuni casi anche con l’uso di un cestino che, soprattutto nelle ore notturne, veniva calato per vendere le dosi di stupefacente ai vari acquirenti che sopraggiungevano a piedi o a bordo di veicoli.
Quanto agli altri indagati, quelli non attinti dalla misura cautelare, il GIP sottolinea che “pur svolgendo un ruolo ancillare rispetto alla posizione dei soggetti maggiormente implicati, hanno comunque preso parte a molteplici episodi di rilievo penale”.
Contestualmente all’esecuzione della misura cautelare, sono state eseguite alcune perquisizioni domiciliari finalizzate all’individuazione di sostanze stupefacenti o di eventuali proventi derivanti dalla loro vendita illecita.
È importante sottolineare che l’eventuale responsabilità degli indagati dovrà essere accertata con sentenza definitiva, valendo, fino ad allora, la presunzione di innocenza.