C’è una data e una sentenza (la n. 44 del 2023) che introduce nuovi elementi di giustizia e riconoscimento pensionistico per i lavoratori che hanno avuto a che fare o continuano a lavorare in luoghi contaminati da amianto: la fibra cancerogena messa al bando nel 1992 eppure ancora così presente in molti apparati industriali e produttivi del territorio.
A darne notizia sono la CGIL e la FIOM CGIL di Taranto, commentando l’importante risultato raggiunto nell’ambito di un giudizio promosso nei confronti dell’INPS, da parte di un ex dipendente ILVA, assistito dall’avv. Massimiliano Del Vecchio.
L’uomo che dal febbraio 1985 ad ottobre del 2003 aveva lavorato in un reparto in cui era presente la fibra killer, malgrado avesse ottenuto dall’INAIL il riconoscimento di esposizione qualificata all’amianto, non aveva traccia di quel periodo ad alto rischio nella sua pensione.
“761 settimane a contatto con quella fibra considerate dall’INPS come settimane qualsiasi – commenta Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della CGIL di Taranto – un periodo di esposizione di oltre dieci anni che non si era tradotto nella rivalutazione della retribuzione pensionabile, e nell’indennizzo per un ex lavoratore che quotidianamente aveva rischiato la vita”.
La sentenza emessa dal giudice del Tribunale di Taranto, sezione lavoro, Saverio Sodo cambia invece, così, le sorti di una platea di lavoratori già in pensione o in procinto di andarci.
“Questo dispositivo introduce la possibilità di aumentare il trattamento pensionistico per chi dopo il 1995, è andato in pensione con il sistema misto o contributivo – afferma l’avv. Massimiliano Del Vecchio – e fa da spartiacque rispetto ad un atteggiamento che tendeva a non riconoscere le maggiorazioni di legge sulla quota contributiva della pensione. Un atto di giustizia!”.
Il lavoratore in questione, per effetto di questa sentenza riceverà gli arretrati del rateo pensionistico mensile ricalcolato anche sulla base di quelle 761 settimane di esposizione all’amianto e in più riceverà d’ora in poi una pensione aumentata di circa il 10%.
“E’ certamente una sentenza risarcitoria – dichiara il segretario generale della FIOM CGIL di Taranto, Francesco Brigati – ma anche un provvedimento di tutela di un diritto individuale dal forte sapore collettivo, considerato che ancora oggi molti dei metalmeccanici tarantini a lavorare in presenza di amianto. Come Fiom Cgil continueremo a chiedere un’accelerazione sulla rimozione della fibra killer, presente all’interno dello stabilimento siderurgico, e un’estensione dei benefici previdenziali da esposizione amianto per tutti i dipendenti di Acciaierie d’Italia e dell’appalto”.