Bellissima, radiosa, con un abito panna e adornato di fiori per festeggiare i 150 anni di protezione e patrocinio sul popolo di Montemesola.
Parliamo della Beata Vergine del Santissimo Rosario che è possibile ammirare in questi giorni nell’omonima chiesa, mentre la Confraternita del Santissimo Rosario e il parroco di Montemesola Don Andrea Casarano, si preparano per le celebrazioni del 150° anniversario del suo Patrocinio.
Un evento importantissimo che chiama a raccolta tutti i devoti, a poco meno di due mesi dai solenni festeggiamenti in suo onore che come ogni anno, da ben 3 secoli, si celebrano il 6 e il 7 ottobre.
Infatti, seppur Patrona ufficialmente da 150 anni, la devozione nei confronti della Beata Vergine del Rosario, esiste da ben 339 anni.
Domenica 21 agosto, a partire dalle ore 19.00, si apriranno le celebrazioni in suo onore, con la traslazione del simulacro dalla Chiesa del Santissimo Rosario, fino in Chiesa Madre, dove sarà celebrata la Santa Messa alle ore 20.00 con l’inaugurazione del 150° anniversario del Patrocinio.
Una ricorrenza che vuole ricordare quanto avvenne il 22 agosto del 1872, quando a seguito di una petizione delle autorità civili del comune di Montemesola, si tenne una votazione nel rispetto delle norme prescritte – come ha spiegato a Tarantini Time Francesco Matichecchia, segretario della Confraternita del Santissimo Rosario – alla quale parteciparono il Clero e il Municipio in rappresentanza del popolo montemesolino. Al termine di questa votazione, la Beata Vergine del Santissimo Rosario, fu eletta come Patrona di Montemesola.
All’epoca, l’arcivescovo di Taranto Giuseppe Rotondo, preso atto della volontà popolare e dopo aver dato il suo assenso, si fece intermediario con Papa Pio IX per l’approvazione di questa elezione. In questo modo furono concesse in onore della Beata Vergine, tutti i riti e le onorificenze spettanti ai principali patroni.
Come abbiamo già detto, la devozione nei confronti della Madonna del Rosario, ha radici molto più antiche e tanti sono gli aneddoti che ruotano intorno alla sua figura.
Uno in particolare, di cui custodisce memoria Salvatore Matichecchia, per anni cassiere della Confraternita e al quale fu tramandato da sua madre, risale al 1865.
I fatti riguardano uno zio della mamma del signor Matichecchia, il signor Pietro Caretta, molto noto in paese per la sua professione di fornaio e per la sua notevole stazza fisica.
Si narra che la sera del 7 ottobre del 1865, durante la «scam’sciata», ossia il momento nel quale il simulacro della Beata Vergine fa rientro nel suo oratorio, ci fu un fuggi fuggi di persone, poiché in paese si era sparsa la voce circa la presenza di un gruppo di briganti, nostalgici del brigante Cosimo Mazzeo, detto «Pizzichicchio».
Questi briganti erano soliti nascondersi nella gravina, ma quella sera erano giunti in paese e si erano nascosti dietro il «Calvario», a quei tempi sito in Largo Osanna.
Appresa la notizia che destava così tanta preoccupazione, il confratello Pietro Caretta, solo e disarmato, si recò in Largo Osanna per affrontare questi briganti e comprendere le loro intenzioni. Il loro capo, alla vista di Caretta, spiegò che la loro presenza non voleva nuocere a nessuno, ma che avrebbero semplicemente voluto godere della vista della Madonna fino al suo rientro in oratorio, dopodiché sarebbero fuggiti per non essere arrestati.
Quella sera la Beata Vergine del Rosario fece rientro velocemente nel suo oratorio, ma circondata da tantissimi devoti forti della sua materna protezione.