Sabato sera, come la stragrande maggioranza degli italiani, seguivo i lavori per la rielezione dell’insediamento del Quirinale, quando è apparso il leader della Lega Nord Matteo Salvini.
Visibilmente scuro in volto e di pessimo umore si è lasciato andare a dichiarazioni scomposte su Taranto.
A Matteo Salvini non interessa minimamente il destino della nostra città, ne parla solo per riconquistare il ministro Giancarlo Giorgetti e regolare i conti all’interno della coalizione di Governo, agitando il tema dell’ex Ilva come fosse una clava.
Al leader della Lega nord non interessano i tarantini, la loro sofferenza, le loro aspettative.
Ne parla solo quando intravede uno spiraglio per occupare Palazzo di Città, spiraglio aperto dalla firma di 17 irresponsabili coordinati dal sindaco di Castellaneta Giovanni Gugliotti, in prima fila al suo ultimo comizio a Bari, king maker (lui sì…) della variopinta coalizione che si fa chiamare “Patto per Taranto” di Massimiliano Stellato e Walter Musillo.
Come per Salvini, sappiamo pochissimo, quasi nulla, delle idee che Gugliotti e i suoi sodali hanno per Taranto.
Sappiamo solo che lui è l’uomo della Lega in città e, con tutta probabilità, sull’ex Ilva la pensano allo stesso modo: gli interessi della produzione, prima di tutto il resto.
In quel “resto”, però, ci sono i tarantini, il loro diritto alla salute e a un modello di sviluppo alternativo. Esattamente ciò che ha ispirato opere e progetti dell’amministrazione Melucci, condensati nel piano “Ecosistema Taranto”.
Salvini si preoccupi delle grane che lo aspettano post elezione del presidente della Repubblica, al futuro di Taranto continueremo a pensare noi.