di: Amministrazione in: Scritto da voi
Per giovedì 24 luglio l’appuntamento con i volontari dell’Associazione Culturale Hermes Academy Onlus e gli attivisti di Arcigay Taranto è dalle 10.00 alle 12.30 in via Salinella #31, presso la Biblioteca Acclavio, già Palazzo della Cultura, che da martedì 1° luglio, con il Patrocinio Morale del Comune di Taranto e dell’Ufficio della Consigliera di Parità della Provincia di Taranto, accoglie le attività di sportello del Centro di Ascolto LGBTIQ di Taranto e provincia. Quest’ultimo, cellula operativa dell’Hermes Academy Onlus, offre da diversi anni gratuita consulenza legale, psicologica e arte-terapeutica a donne vittime di violenza, omosessuali, bisex e transessuali e alle loro famiglie; organizza incontri socio-culturali a tematica LGBTIQ, in cui è possibile ascoltare, raccontarsi, confrontarsi. Ospita, presso i locali in via Oberdan #71, giovani ragazze e ragazzi in difficoltà, che, il più delle volte sono stati cacciati di casa perché omosessuali. Le due help line +39 346/6226998 e +39 388/8746670 sono attive 24 ore su 24. Le attività individuali di consulenza continuano a svolgersi presso la sede in Via Pupino #90, mentre lo sportello del Centro di Ascolto è attivo due giorni a settimana, il martedì e il giovedì mattina, presso la mediateca della Biblioteca Comunale, all’interno della quale verranno anche offerti workshop gratuiti di scrittura e drammatizzazione e una serie di happening legati alle arti visive e performative. Lo sportello offre uno spazio di ascolto qualificato a persone che ricercano un orientamento o un sostegno attraverso lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità insite nella persona stessa; il fine è quello di contribuire al perseguimento del benessere della persona attraverso l’attivazione di processi di empowerment. Il dialogo e la condivisione delle nostre diversità producono ricchezza, in ogni senso.
Per un teatro povero di Jerzy Grotowski al Ciclo di “Il profumo di un libro”
Nella serata di giovedì 24 luglio l’appuntamento con i volontari dell’Associazione Culturale Hermes Academy Onlus e gli attivisti di Arcigay Taranto è alle 21.00 presso la sede in Via Oberdan #71, a Taranto. Per il ciclo “Il profumo di un libro”, alcuni allievi dell’acting coach Luigi Pignatelli daranno lettura dei passaggi più salienti dell’opera edita “Per un teatro povero” di Jerzy Grotowski, regista teatrale e cinematografico inglese. Seguirà un workshop di lettura e drammatizzazione.
Grotowski ha rivoluzionato il teatro e, insieme al suo allievo, Eugenio Barba, direttore e fondatore dell’Odin Teatret, è considerato uno dei padri del teatro contemporaneo. Nella sua opera Per un Teatro Povero (1968) dichiarò che il teatro non avrebbe potuto né dovuto competere con lo spettacolo travolgente del film, ma avrebbe dovuto concentrarsi sulla radice più profonda dell’atto teatrale: gli attori di fronte agli spettatori.
Grotowski fu un rivoluzionario nel teatro perché provocò un ripensamento del concetto stesso di teatro e del suo scopo nella cultura contemporanea. Una delle sue idee chiave è la nozione del teatro povero. Con questa espressione egli intendeva un teatro in cui la preoccupazione fondamentale fosse il rapporto dell’attore con il pubblico, non l’allestimento scenico, i costumi, le luci o gli effetti speciali. Nella sua ottica queste erano soltanto delle trappole che, se potevano intensificare l’esperienza teatrale, non erano però necessarie ai fini del nucleo del messaggio che il teatro doveva generare. Povero significava l’eliminazione di tutto ciò che non era necessario e che avrebbe lasciato l’attore spogliato e vulnerabile. Applicando questo principio al suo laboratorio in Polonia, Grotowski si disfece di tutti i costumi e dell’allestimento scenico e preferì lavorare con allestimenti completamente neri e con attori che indossavano costumi di prova totalmente neri, almeno nel processo di prova. Fece eseguire agli attori rigorosi esercizi in modo che assumessero il totale controllo dei loro corpi. L’importante per Grotowski era cosa avrebbe potuto fare l’attore con il suo corpo e la sua voce senza aiuti e unicamente con l’esperienza viscerale con il pubblico. In questo senso sovvertì le tradizioni dei costumi esotici e degli allestimenti scenici sbalorditivi che avevano guidato la maggior parte del teatro europeo a partire dal XIX secolo. Ciò non significa che nelle esibizioni teatrali pubbliche egli trascurasse completamente le luci e gli allestimenti, ma che questi ultimi erano secondari e tendevano a fungere da complemento alla già esistente eccellenza degli attori. A questo concetto di teatro povero, Grotowski (ateo) aggiunse il concetto di sacerdozio o sacralità dell’attore. Quando l’attore entrava nella santità dello spazio scenico in quel momento accadeva qualcosa di speciale, qualcosa di molto simile alla Messa nella Chiesa cattolica. Era in questo spazio, nella sacra relazione tra l’attore e il pubblico che quest’ultimo veniva sfidato a pensare e ad essere trasformato dal teatro. In tal senso Grotowski è stato una delle figure chiave nello sviluppo del teatro politico del XX secolo. Le sue produzioni teatrali spesso contengono temi politici e sociali. L’attore, dipendente solo dai doni naturali della voce e del corpo, poteva consegnare al pubblico i rituali sacri del teatro e i temi della trasformazione sociale. Il pubblico divenne un pilastro dell’esibizione teatrale, e il teatro diventò più di un semplice intrattenimento: diventò un sentiero verso la comprensione.
Ammirata e venerata ancora ai giorni nostri, l’attività di regia svolta da Grotowski copre comunque il periodo relativamente breve di una decina d’anni (dal 1959 al 1969). Spiega Grotowski stesso il ritiro dalle scene: «Non è l’avventura teatrale che è importante nella vita, ma la vita come avventura, questo è importante. All’inizio per me il teatro è stato unicamente il pretesto, lo pseudonimo della vita come avventura, un raggio in più. Il teatro non è stato niente di più per me, mai; l’attore era lo pseudonimo per dire essere umano, niente più.» Il regista seguita comunque con degli esperimenti parateatrali, intesi come lavoro su di sé e che si pongono in linea continua con l’indagine psicofisica iniziata con l’attività di regia teatrale e illustrata nella già citata opera Per un Teatro Povero. Per Grotowski infatti è importante il rapporto con l’essere umano, tant’è che, come lui stesso afferma, nella sua giovinezza avrebbe potuto dedicarsi indifferentemente allo yoga alla psichiatria o alla regia teatrale.
La partecipazione è libera e gratuita. Occorre però prenotare al +39 346 622 6998.