Qualunque cosa possa provenire dal Consiglio di Stato, il percorso per lo stabilimento siderurgico di Taranto è ormai segnato, mi sorprenderebbe davvero che qualsiasi ministro od organismo di Governo riuscisse a non tenere conto di tutta la letteratura scientifica, di tutte le sentenze e le ordinanze locali, dei diritti dei cittadini. Il tutto mentre periodicamente si registrano incidenti affatto trascurabili nell’ex Ilva. Ormai siamo alle responsabilità personali e saremmo persino fuori dalla storia e dalla traiettoria delle politiche europee.
C’è solo una cosa da fare con grande urgenza e indipendentemente dal pronunciamento del Consiglio di Stato: il Governo deve convocare gli enti locali e avviare il percorso verso un accordo di programma, che tenga al primo posto la salute e le esigenze della comunità, che non possono che equivalere a un piano per la chiusura dell’area a caldo e la corretta valutazione del danno sanitario. Al di fuori di questo perimetro non vi è alcun futuro per la produzione di acciaio a Taranto e non c’è Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che tenga.
Il Comune di Taranto ha fatto di tutto per preparare questa strada, confidiamo che siano state trasmesse adeguatamente queste argomentazioni al neopresidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè.