Siamo commossi, per quelli che abbiamo perduto e per quelli che qui ancora si ammalano.
È stata una strage, lunga decenni, per il profitto. Oggi lo Stato italiano riconosce le sofferenze dei tarantini, riconosce gli abusi che si compiono per l’acciaio, da questo momento nessun esponente di Governo potrà più affermare con leggerezza che a Taranto ci si ammala e si muore di più perché consumiamo troppe merendine o troppe sigarette, oppure perché le nostre statistiche e gli studi prodotti negli anni non sono fondati.
Questa sentenza è un macigno sulle azioni del Governo, non saremo un Paese credibile e giusto se all’interno del PNRR, a partire dall’ex Ilva, non avvieremo una vera transizione ecologica.
Torno ad invitare il Presidente Mario Draghi a convocare con somma urgenza il tavolo istituzionale per l’accordo di programma sullo stabilimento siderurgico di Taranto.
La richiesta di confisca dell’area a caldo è uno spartiacque per la storia e la struttura stessa del sistema industriale italiano, per i diritti dei cittadini.
Mi auguro che il Consiglio di Stato, chiamato presto a discutere la recente sentenza del TAR Puglia, che conferma l’opportunità della mia ordinanza sulla chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva, possa tenere debito conto delle risultanze di questa giornata storica.