La Polizia di Stato di Taranto arresta tre pregiudicati per truffa, riciclaggio, documenti falsi con una movimentazione di centinaia di migliaia di euro ai danni di Istituti di Credito, Società finanziarie e persone anziane.
Due dei tre soggetti (un 72enne ed un 61enne) sono ritenuti i promotori e gli organizzatori della suddetta associazione, mentre il 74enne, terzo componente, è ritenuto partecipe dell’organizzazione criminale.
Risultano indagati anche la moglie del 61enne ed un altro tarantino di 57 anni.
Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile, hanno preso avvio dalla denuncia di due episodi di truffa posti in essere ai danni di società finanziarie e di anziane persone che avevano già maturato il diritto alla pensione.
Le anziane vittime avevano notato i conti di cui erano intestatari svuotarsi delle somme di denaro relative, spesso, a cessioni del quinto della pensione e corrispondenti alla rata, comprensiva degli interessi, per prestiti accesi a loro insaputa dai malfattori su altri conti correnti aperti presso le banche ed a loro intestati.
Il sistematico modus operandi utilizzato dai malfattori con il ricorso alla sostituzione alla persona della vittima, alla clonazione di documenti d’identità, oltre che la presenza, in ognuna delle truffe perpetrate, quale recapito telefonico dell’utenza intestata ad uno degli odierni arrestati, hanno, sin da subito, indotto i poliziotti ad approfondire l’attività investigativa.
Gli episodi di truffa (individuati in almeno 14 tra il 2018 ed il 2019), perpetrati tutti in danno di ignari cittadini e noti istituti di credito, si sostanziavano nel presentarsi presso le banche prese di mira con le generalità delle vittime, dietro esibizione di un falso documento d’identità riportante i dati reali del malcapitato ma con l’effige di uno degli arrestati.
I truffatori, di fronte alla necessità, per il funzionario della banca, di incontrare personalmente il contraente del finanziamento, prendevano appuntamento davanti alle residenze delle vittime ed apponevano la firma sui contratti, evitando, con una scusa, che i dipendenti degli Istituti di Credito facessero ingresso nelle abitazioni.
In tal modo, riuscivano ad ottenere il finanziamento, facendolo poi accreditare su conti italiani e tedeschi sempre intestati ai cittadini truffati e accesi presentando on line o de visu lo stesso documento utilizzato per la truffa.
Il denaro veniva poi trasferito dal conto tedesco, acceso presso una banca virtuale di Berlino, ad altro conto tedesco riconducibile al soggetto arrestato e da qui trasferito presso conti italiani dello stesso 61enne e della moglie attualmente indagata.
Il meccanismo posto in essere è assimilabile a quello comunemente chiamato delle “scatole cinesi” attraverso l’attivazione di numerosi rapporti bancari finalizzata ad ostacolare le indagini, rendendo complessa l’acquisizione della documentazione e la successiva analisi.
Importante la figura della donna coinvolta nella vicenda: attraverso l’apertura di un rapporto bancario, consentiva il riciclaggio, su un conto “pulito” a lei intestato, di somme di denaro che in precedenza erano “smistate” tra i molteplici conti in uso al coniuge, contribuendo alla dissimulazione dell’origine delittuosa dei profitti illeciti.
Di assoluto rilievo, la figura del pregiudicato 72enne il quale approfittava delle moderne opportunità di finanziamento, servendosi dei canali on line sia nella perpetrazione delle truffe sia nell’occultamento degli ingiusti profitti conseguiti.
È stato inoltre eseguito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta delle somme di denaro depositate su conti correnti bancari e/o postali, libretti di risparmio, titoli, azioni, fondi ed altri strumenti di investimento nella disponibilità dei truffatori, movimentando una somma di denaro complessiva di circa 200mila euro.