Se c’è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato, benché in maniera forzata, è il concetto letterale di distanza contrapposto a quello di vicinanza.
La paura, la difficoltà del momento e l’impreparazione di ognuno di noi alle prese con un evento mai vissuto prima, ci ha portati a rivalutare questo concetto riducendo “idealmente” le distanze e unendo gli intenti per uscire fuori dall’incubo.
A Montemesola, che sembrava aver bene intrapreso questa strada, se pensiamo alla straordinaria collaborazione tra cittadini e associazioni durante la prima ondata lo scorso anno, questo schema sembra essere crollato.
Ed è crollato per due motivi: il primo, la mala gestione dei dati dei contagi e delle persone poste in isolamento che, prima di arrivare nel nostro comune, fa dei giri immensi mettendo, di fatto, il sindaco in difficoltà nella comunicazione, ogni qualvolta riferisce tramite i suoi canali social i dati di cui viene in possesso dagli enti ufficiali.
Spieghiamo per bene: il famoso bollettino con il numero dei contagi che la Prefettura invia al comune di Montemesola, arriva in estremo ritardo con dati aggiornati al giorno precedente. Talvolta, come è già capitato, tra i nominativi indicati risultano persone già negativizzate o, addirittura, decedute. Il difetto di comunicazione, dunque, è a monte (non mesola).
Una soluzione, come fa ad esempio il sindaco della vicina Grottaglie Ciro D’Alò, sarebbe quella di coordinarsi con i medici di base ai quali i relativi pazienti comunicano ricorso al tampone ed esito.
Ci siamo confrontati con il sindaco Ignazio Punzi per considerare questa eventualità, ma anche ricorrendo a questo metodo, non si avrebbero dati esatti, in quanto non tutti coloro i quali comunicano ai medici di essersi sottoposti al tampone, risultano poi positivi. Insomma, tra calcoli e scarabocchi vari, i dati puntuali e reali slitterebbero almeno di 24/48 ore.
Nonostante ciò, siamo del parere che anche saperlo indicativamente, possa comunque contribuire ad “invogliare” i cittadini più irresponsabili ad assumere condotte di buon senso. Sapere che in un comune di neanche 4000 abitanti vi sono 60-70 positivi (stiamo facendo un esempio), sicuramente sensibilizzerebbe ulteriormente coloro i quali pensano: “ah bè, 30 sono? Tutt’appo’!”.
Secondo motivo per il quale è crollato lo schema che, una volta tanto nel nostro comune tanto piccolo quanto controverso ci ha visti uniti, è la dirompente presunzione e saccenteria che si innalza dinanzi a chi esercita il sacrosanto diritto ad essere informato.
Eh sì. Eruditi pseudo sanitari samaritani, cultori dei DPCM, giudici delle opinioni altrui, cheerleader ed esperti/e in “dillo con una emoticons”, ignorano che il cittadino ha il sacrosanto diritto di informarsi ed essere informato.
Il successo di un’azione volta a contrastare il contagio o di politiche di prevenzione messe in atto dall’amministrazione, è assicurato se dall’altra parte vi è un cittadino informato e consapevole di quello che sta accadendo. La cosiddetta “opinione pubblica vigile”.
Senza dare colpe a nessuno, perché per onestà intellettuale comprendiamo benissimo le difficoltà del sindaco in questa emergenza così come comprendiamo la sua buona fede, avendo esteso negli ambiti del COC, la partecipazione finanche ai capigruppo delle opposizioni per creare una linea di azione coesa e condivisa.
Allo stesso modo non possiamo dare colpe, né addirittura ridicolizzare, chi chiede di conoscere il numero dei contagi.
Beati coloro i quali si sentono così potenti e protetti da poterseli giocare al Lotto!
In tanti però, questa sicurezza non ce l’hanno e vorrebbero capirci qualcosa in più. Perché è loro diritto e, ripetiamo, si rivelerebbe utile a redarguire coloro i quali continuano ancora oggi, a sottovalutare la gravità della situazione pensando all’interesse personale e non a quello collettivo.
Non vi invito a pregare, è una vostra libertà anche quella. L’unico invito è quello di non farne una questione politica: non va ridicolizzato chi chiede di conoscere la situazione dei contagi solo perché la scorsa estate si trovava sotto il palchetto avverso.
Allo stesso modo, dobbiamo ammettere che le difficoltà che sta incontrando l’attuale sindaco, le avrebbe incontrate chiunque altro al suo posto, perché il problema è all’apice.
Piuttosto e concludo (è una idea, magari anche stupida, umilmente la lancio lo stesso) cerchiamo di collaborare tutti, inventiamoci un sistema, appoggiamoci ad un’associazione che possa tramite i medici, conoscere il numero dei positivi (numero non significa l’identità) e facciamo un rendiconto ogni sera, aiutando l’ente a comunicare. o qualsiasi altra cosa utile a comprendere come comportarci. Metto a disposizione i miei canali per una capillare diffusione.
Facciamolo nell’ottica dell’interesse collettivo e non in quella politica.
Il Covid non guarda in faccia nessuno.