Nessuna comunicazione per i dipendenti di Arcelor Mittal che scoprono di esser stati messi in cassa integrazione una volta raggiunta la portineria; quando quindi si apprestano a varcare la soglia della fabbrica per iniziare il proprio turno di lavoro, allora si trovano davanti la novità: il badge è stato disattivato. Ci rifiutiamo di credere che una multinazionale come Arcelor Mittal, che oggi si trova a gestire la più grande acciaieria d’Europa, possa incorrere in errori o dimenticanze così grossolani, e quindi immaginiamo che dietro tutto ciò ci possa essere la volontà di cominciare, anche piuttosto bruscamente, ad abituare i lavoratori ad una nuova realtà.
Gravissimo atteggiamento denigratorio ed offensivo nei confronti dei lavoratori che in alcuni casi, per raggiungere il posto di lavoro, partono da luoghi non vicinissimi come le province di Bari e Lecce, o addirittura dalla Calabria, e quindi sostengono spese per gli spostamenti. Un comportamento tutt’altro che rispettoso che determina ripercussioni psicologiche anche rilevanti e che di conseguenza potrebbe causarne delle altre di carattere sociale.
Continuano inoltre ad essere insufficienti i Dispositivi di Protezione Individuale e gli igienizzanti forniti all’interno della fabbrica, quando l’emergenza sanitaria legata al Covid- 19 continua a far registrare numeri piuttosto alti, e si ravvisano situazioni di rischio soprattutto nella zona dei Parchi Minerali e delle Acciaierie. Assolutamente indispensabile evitare focolai pericolosi che sarebbero difficili da controllare.
Un atteggiamento squallido e irrispettoso da parte dell’azienda nei confronti della persone che operano all’interno dello stabilimento siderurgico e che vanno tutelate e dal punto di vista psicologico e da quello fisico.
Usb Taranto chiede un tempestivo intervento da parte di rappresentanti istituzionali affinché venga garantito un controllo puntuale delle misure necessarie a contenere il diffondersi della pandemia.