Già da mesi, l’associazione Genitori tarantini invia al sindaco, al presidente della Regione, ai membri del Governo, richieste di partecipazione dei cittadini ai tavoli decisionali per il futuro della città. Nessuna risposta. Alla fine, il sindaco di Taranto ha voluto ascoltare le associazioni del territorio il 2 dicembre, quando il nuovo accordo tra lo Stato (quale Stato?) e ArcelorMittal era fissato (e lo si sapeva da mesi) per il 30 novembre. Troppo tardi! Eppure abbiamo aderito alla chiamata, ribadendo la nostra posizione, sempre la stessa. Due mesi fa, durante il flash mob in piazza Castello (“Finestre aperte o chiuse, sindaco?”) lanciammo un appello a tutte le associazioni del territorio: organizzate a turno una manifestazione a settimana, noi ci saremo. L’appello rimase inascoltato. Solo qualche giorno fa si è tenuta una manifestazione davanti al Palazzo di Città, alla quale hanno aderito numerose associazioni. Troppo tardi! Eppure anche noi abbiamo aderito, nonostante notevoli perplessità sul soggetto e sul luogo della protesta. Da parte nostra (e ringraziamo l’amica Tania per questa frase che usa a mo’ di saluto), non un passo indietro, se non per prendere la rincorsa. E’ giunto, quindi, il tempo di chiarire. E non è mai troppo tardi. Chiusura di tutte le fonti inquinanti, a cominciare, con urgenza, dalla più impattante, pericolosa ed illegale: la produzione a caldo. Smantellamento e bonifica dei territori inquinati da restituire ai Comuni di pertinenza per uno sviluppo ecocompatibile, a partire dall’area portuale, accordo di programma per la tutela dei posti per un lavoro in salute, in sicurezza, in ambiente salubre e con dignità.
Gli esperti di turno vanno dicendo in giro che non si può fermare l’area a caldo di una produzione a ciclo integrale. Riteniamo quantomeno strana, questa affermazione, visto che la prima acciaieria italiana a ciclo integrale è stata quella di Genova (1953), dove nel 2005 è stata chiusa definitivamente proprio la produzione a caldo, tenendo in piedi e aumentando quella a freddo. Giusto per ricostruire un po’ di storia. Inoltre, noi continuiamo a dire che i nostri referenti sono i medici e che questi ci stanno dicendo che quella produzione ci sta uccidendo. Non ci interessa, quindi, che l’acciaieria resti funzionante a scapito della salute dei tarantini, grandi e piccoli, lavoratori e disoccupati. Siamo assolutamente contrari alla cosiddetta “decarbonizzazione”, in quanto riteniamo impattante qualsiasi tipo di produzione di acciaio ad oggi conosciuto. Non la sosterremo mai! Non con la salute e la vita delle attuali e delle future generazioni. Semplicemente, non vogliamo più produzione di acciaio (anche se a Taranto, falsamente, la si è voluta definire “strategica”). I dati Arpa di quest’anno, confrontati con quelli del 2019, ci mostrano una raccapricciante verità: a fronte di una produzione di acciaio ai minimi storici, l’inquinamento è ben superiore. E qui la pandemia che ha allarmato e messo in crisi il Governo non c’entra per niente. Quel governo che si è macchiato di uno spregiudicato accordo con una multinazionale estera in danno di cittadini della stessa nazione.
Noi sosterremo sempre quei cittadini che dedicano da anni gran parte del proprio tempo ad analisi, studi, ricerche con impegno massimo; circonderemo con affetto, fino a difenderli, quei cittadini che con tenacia seguono e collaborano attivamente alle istanze presentate dai tarantini presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), e che già hanno portato ad una prima condanna dello Stato italiano (e anche noi eravamo tra i ricorrenti). A queste persone va il nostro rispetto e il nostro ringraziamento. Cogliamo, quindi, l’occasione di unirci anche noi alla richiesta fatta al sindaco di Taranto e al presidente della Regione Puglia di attivarsi per azioni legali, come un’intervento di terzi presso la già citata CEDU.
Non ci fideremo, come da sempre facciamo, dei venditori di fumo perché noi continuiamo a non volere che sia “troppo tardi”. Per questo, torniamo a chiedere agli attivisti tarantini e ai cittadini di organizzare a turno manifestazioni in ogni forma consentita a cadenza settimanale, nel rispetto delle prerogative che rendono ogni associazione diversa, ma dalla stessa parte: chiusura delle fonti inquinanti che avvelenano noi e i nostri figli da decenni. Noi ci saremo. Questa è una promessa.