Un Governo debole firma un accordo scellerato con il gruppo franco-indiano e investe 400 milioni di euro per lasciare tutto com’è. L’esecutivo nazionale mostra così tutta la sua incapacità di fronte alla grande vertenza, non riuscendo ad incassare alcun risultato di rilievo per la città.
Come potrà uno Stato così farsi rispettare nella gestione pubblico-privata che avvia con questa firma?
Abbiamo sostenuto in tempi non sospetti l’ingresso del pubblico nello stabilimento siderurgico, anche contro chi non era d’accordo e oggi plaude. Noi però intendevamo questo passaggio come una garanzia per il territorio. Soprattutto ci aspettavamo che l’iniezione di risorse pubbliche consentisse di risollevare le sorti della città e quindi potesse rappresentare un aiuto per chi soffre da troppo tempo, andando incontro alle esigenze della comunità in termini di ambiente, salute e occupazione. Certamente la nostra idea non era quella di un intervento del Governo per assecondare le richieste di una multinazionale che non ha mai rispettato né il lavoro, né la salute.
Quello che sta accadendo è gravissimo, ancor più se si considera che nessuna istanza proveniente dal territorio è stata ascoltata durante questa trattativa, non è stato dato il minimo spazio ai tentativi di dialogo fatti anche dagli enti locali.
La firma di questo contratto cosa determina dunque?
Che lo Stato darà 400 milioni ad Arcelor Mittal, lasciando probabilmente al suo posto un amministratore delegato dall’operato sindacabile; il tutto sulla pelle dei tarantini per l’ennesima volta sacrificati.
Se fossero confermate le indiscrezioni circa Lucia Morselli, sarebbe la ciliegina sulla torta e vorrebbe dire che ha avuto un peso maggiore il legame che c’è tra l’ad di Arcelor Mittal ed il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che il grido di dolore di una comunità intera.