Sono da sempre convinto che la libertà di stampa sia uno dei cardini fondamentali della democrazia, e ritengo che sia dovere dei giornalisti informare senza parzialità alcuna sulla base di dati certi e verificati, e diritto dei cittadini ricevere notizie chiare ed attendibili. Con questa doverosa premessa, non posso non esprimere sincero sconcerto per il tono di alcuni articoli, comparsi su prestigiosi organi di stampa, su presunti – e, se veri, sicuramente deprecabili – atteggiamenti asseritamente ostili ed irriguardosi assunti da un medico nell’assistenza a malati covid terminali ricoverati presso il Moscati di Taranto. Ma soprattutto credo sia rimarchevole la particolare e negativa enfasi, probabilmente involontaria, di alcuni titoli che, decontestualizzando frasi poi riportate più correttamente nel corpo dell’articolo medesimo, sembrerebbero quasi suggerire un processo sommario nei confronti di un’intera categoria professionale. Non ho mai aderito alla narrazione dei primi mesi di questa maledetta epidemia, quando medici e infermieri venivano dipinti come supereroi. Credo che combattere con gli strumenti della scienza contro malattia e sofferenza sia per noi nient’altro che un dovere ed un obbligo a cui ci vincola il nostro giuramento professionale, ad ogni livello e a qualunque costo. Ma mi trovo oggi a chiedermi se sia giusto il completo ribaltamento di quella narrazione nella pubblica opinione, con ricorrenti attacchi a quanti si adoperano quotidianamente senza risparmiarsi in questa terribile battaglia contro il virus per contendergli vite, e dunque storie e affetti. Sia chiaro che non pretendo una preventiva assoluzione di quanti dovessero porre in essere comportamenti o atti contrari alla scienza e all’umanità che devono connotare il nostro agire, anzi anche l’Ordine avvierà una propria istruttoria per il puntuale accertamento dei fatti e gli eventuali adempimenti di competenza. Ma altrettanto chiedo che si evitino preventive condanne per episodi sui quali è giusto e doveroso che faccia luce l’Autorità Giudiziaria, opportunamente interessata e nella quale riponiamo massima ed incondizionata fiducia. Per questo faccio appello a tutti perché si ricostruisca, pur nelle difficoltà di questi tempi bui, anzi soprattutto per contribuire a superarle, un clima di serenità intorno a tutto il personale sanitario che sta affrontando in prima linea una delle più difficili sfide degli ultimi anni, sommessamente rivolgendo, per quanto mi riguarda, un pensiero agli oltre duecento medici che fino ad oggi hanno pagato con la vita la scelta di compiere fino in fondo il proprio dovere