Sono stati resi pubblici alcuni passaggi del diario di Antonio De Marco, il killer 21enne di Casarano che il 21 settembre ha ucciso i due fidanzati, Eleonora Manta e Daniele De Santis, nella loro abitazione di Lecce, in via Montello.
Mentre i legali della difesa, Andrea Starace e Giovanni Bellisario, hanno nominato due consulenti di parte, formalizzando istanza di perizia psichiatrica (sarà il giudice a decidere se accogliere o meno la richiesta dei due difensori di De Marco), spuntano annotazioni e sfoghi raccapriccianti che il killer aveva annotato sul diario da dicembre ad agosto: un quadernone giallo di cui lo stesso De Marco, in uno dei colloqui avuti con i suoi avvocati, aveva indicato l’esistenza.
Sono stati i suoi genitori, dietro indicazioni dei legali, a recuperarlo nell’abitazione di via Fleming – appartamento in cui il giovane studente di infermieristica aveva vissuto dopo la convivenza con Daniele nella casa teatro del duplice delitto – ed è stato acquisito agli atti delle indagini, dalla procura.
36 pagine di odio, solitudine, rabbia, frustrazione, in cui compaiono – come confermato da uno dei legali di De Marco, Starace, accenni alla sua volontà di compiere azioni omicidiarie.
Nel quadernone giallo è presente anche un racconto di 11 pagine scritto al pc, il cui protagonista si chiama Vendetta: solo e senza amore, non riesce a relazionarsi con gli altri, ad immaginare per sé una vita felice, così in lui cresce la rabbia e decide di punire chi è felice. Ma per compiere questa missione malvagia si serve di altri demoni.
Una trasposizione virtuale di se stesso, un fumetto agghiacciante, presagio di una volontà omicida che si concretizzerà nell’assassinio dei due fidanzati.
Dal diario di De Marco, in data 29 dicembre: “Oggi sto male, ho un senso di vuoto. Perché non riesco a stare bene. Perché? Perché?”
Due intere facciate del quaderno riempite ossessivamente dalla domanda “perché”.
In un altro stralcio: “Sono gentile, educato con tutti. Sorrido a tutti. Perché nessuno mi ama? Non sarò mai amato. Mai! Mai! Mai!”
Sarà solo a Marzo che De Marco inizierà a fare riferimenti ad azioni omicida, riferendosi ad un piano di vendetta: “Odio la vita e ho deciso di iniziare un percorso di vendetta. Non posso continuare a soffrire così. L’unico modo per vincere la sofferenza è fare male agli altri.”
I primi riferimenti a Daniele De Santis si trovano nelle ultime ultime pagine del diario di De Marco, già ad inizio agosto. In data 21 agosto, per esempio – mentre De Marco vive ancora nell’abitazione di Daniele, in via Montello – scrive così:
“Mercoledì sono stato malissimo, veramente male, mai stato così male finora. Ho pregato la madonna in ginocchio affinché facesse finire tutto quel dolore ma non è successo, non so cosa fare mi sento morire. Ma perché non sono amato da nessuna? Ma faccio veramente così schifo? Io voglio stare bene e se non posso allora farò stare male anche gli altri, ho deciso di uccidere Daniele, voglio prendermela con qualcuno, perché devo essere l’unico a soffrire. Se Dio, se il destino, se il caso non vuole che Daniele e altre persone muoiano, allora deve farmi incontrare una ragazza che voglia stare con me, altrimenti non mi fermerò mai ed ucciderò sempre più persone. Ho deciso di intraprendere una vendetta, una vendetta contro Dio, il mondo e la mia vita, la vita che odio così tanto”.
Un “percorso”, così lo definisce nei suoi scritti, De Marco. Pronto, nella sua fantasia disturbata, ad iniziare una serie di delitti, in nome di un riscatto e di una vendetta, che nei suoi deliri riteneva il giusto sacrificio per ottenerli.
Ma perché uccidere proprio Daniele e la sua fidanzata? De Marco sarà riascoltato ancora dagli inquirenti, mentre in queste settimane di detenzione nel penitenziario di Borgo San Nicola viene seguito dallo psichiatra del carcere. Nei primi interrogatori, però, aveva raccontato agli inquirenti di aver scelto Daniele perché aveva già le chiavi di casa (un duplicato fatto dal killer prima di consegnare le chiavi a fine agosto) e gli sembrava facile poter concretizzare la sua azione.
E’ l’imprecisione, l’incapacità di De Marco di gestire nella realtà un delitto pianificato solo teoricamente – senza la minima considerazione di eventuali variabili e reazioni delle vittime e la presenza di possibili testimoni -, una fantasia horror che non aveva tenuto conto delle tracce che avrebbe lasciato dietro di sé sulla scena del duplice omicidio, che ha impedito che la facesse franca, uccidendo ancora?
Dal diario di De Marco del 7 agosto: “Mercoledì ho avuto una crisi mentre stringevo un cuscino, ho pensato che a differenza mia gli altri abbracciano delle vere ragazze e così sono scoppiato a piangere. Ho comprato qualche attrezzo… voglio uccidere qualcuno, voglio farlo a pezzi. Ho accettato la stanza (…) e ho già le chiavi e da qui, quando andrò via potrò uccidere Daniele… Mi piacerebbe una donna per prima, ma penso che così sarà una buona base di partenza.”
Mentre la strategia della difesa punta sulla perizia psichiatrica, il quadro emerso fino ad ora sembra far luce su un potenziale serial killer (dello stesso avviso il gip Toriello che nell’ordinanza di convalida del fermo di ottobre, lo valuta “capace di commettere delitti della stessa specie” se lasciato libero), che in quella “mancanza di amore” a cui spesso fa riferimento nel suo diario, matura l’odio e il disprezzo più profondo verso gli altri, decidendo che “devono pagare tutti”.
(Foto – Fonte ANSA)