E’ il Roberto Bolle spagnolo, ispiratosi a un mito del balletto come Mikhail Baryshnikov. E’ Sergio Bernal Alonso, protagonista di “Sergio Bernal balla il Bolero di Ravel” in programma venerdì 25 settembre sulla Rotonda del Lungomare di Taranto. Il suo è uno dei tre spettacoli all’interno del “MediTa”, la rassegna promossa dal Comune di Taranto in collaborazione con l’Orchestra della Magna Grecia (Amii Stewart giovedì 24, Achille Lauro sabato 26 gli altri due eventi).
Leggiadro come una farfalla, forte e scattante come un felino, Sergio Bernal si muove sul palco ipnotizzando il pubblico. Educato al Conservatorio reale di danza “Mariemma” di Madrid, è stato primo ballerino del Balletto nazionale spagnolo.
Partiamo proprio da qui. Ha salutato “casa” per creare una sua compagnia. Una scelta coraggiosa.
«Ho lasciato il Ballet Nacional de España dopo sette anni intensi e bellissimi. Continuo a sentirlo casa mia, ma ho deciso di compiere un cammino diverso per lavorare su un progetto che mi sta a cuore: uno spettacolo sulla vita dello stilista Yves Saint Laurent. Quest’anno comincerò a lavorare sulla coreografia che prevede oltre venti ballerini, soprattutto donne, ballerine classiche, perché è importante far vedere gli abiti della straordinaria griffe. Io interpreterò Saint Laurent».
Sergio Bernal, la sua formazione, i passi cruciali nella sua carriera.
«È stata mia madre, fin da piccolo, a consigliarmi a ballare. A otto anni sono entrato nel Conservatorio, concluso a sedici. Da quel momento ho cominciato lamia attività di ballerino professionista, in particolare di danza spagnola e di flamenco. La musica classica, non mi piaceva molto, poi l’ho scoperta negli anni del Conservatorio. Ho compreso la sua importanza quando, con la tecnica e le lezioni, ho visto il mio corpo cambiare e ottenere altre cose incorporando nel flamenco un linguaggio diverso».
La svolta, ballerino classico, l’ispirazione.
«E’ stato un maestro del conservatorio ad incoraggiarmi nello studiare di più. La mia ispirazione? Mikhail Baryshnikov: ero affascinato dalla personalità di ballerino e attore. Volevo diventare come lui. Così ho deciso di dedicarmi completamente alla danza anche perché l’unica cosa che ho sempre fatto sin da piccolo è stato ballare, ballare, ballare».
La coreografia alla quale è legato.
«Lavorando con il Ballet Nacional de España, fra le creazioni del coreografo Antonio Ruiz al quale sono particolarmente legato, adoro la sua versione di Elettra dove io interpreto Oreste. Per me è stata una bella prova perché mi ha tolto da quella zona di comodità e sicurezza permettendomi di approfondire un linguaggio che prima non conoscevo».
Contrattempi nella sua carriera?
«Cerco sempre di fare tesoro dei momenti di debolezza. Qualsiasi cosa, presa dal verso giusto, può aiutarti ad esprimere più cose sul palcoscenico. Particolarmente difficile è stato l’abbandono del Balletto nazionale spagnolo: lasciavo alle mie spalle una parte della mia vita. Non mi vergogno di ammettere di avere paura, anche se questa, lo so, mi farà crescere».
A quali esercizi fa ricorso prima dell’ingresso in scena.
«Prima dello spettacolo mi alleno con il ballo classico, perché il flamenco si deve avere un corpo bene impostato: è una tecnica precisa».
La differenza fra classica e flamenco
«Il flamenco, il balletto, il salsa, sono tutte danze che richiedono massima conoscenza della danza classica in fatto di tecnica. Gli studi classici servono per la posizione del corpo e la conoscenza perfetta della tecnica, dopo dio che puoi fare qualunque cosa. Il flamenco, danza spagnola, viene più dal cuore; si chiama “il” flamenco per rendere l’idea di forza, richiede una diversa energia, richiede emozione e passione».
Cosa prova quando danza.
«Mi sento libero, felice, per me la danza è libertà. Nel flamenco, la donna è più vicina all’elemento aria, mentre l’uomo è più legato alla terra e alla forza».
Sa di essere un sex symbol?
«La danza è bellissima, noi dobbiamo far parte di questa bellezza».
Ospite dello spettacolo “Sergio Bernal balla il Bolero di Ravel”, la violinista Hawijch Elders. Dirige l’Orchestra della Magna Grecia il maestro Roberto Gianòla. Promosso dal Comune di Taranto in collaborazione con l’Orchestra della Magna Grecia, Taranto Capitale di mare, il MediTa si avvale della collaborazione di partner istituzionali come Regione Puglia e MiBAC. Sponsor della rassegna, BCC San Marzano di San Giuseppe e Programma Sviluppo; partner, Five Motors, Comes Group, Fondazione Taranto 25, Iqos; partner tecnici: Provinciali, Service Plus. Prima dello spettacolo, personale incaricato dall’organizzazione ritirerà moduli di autocertificazione Covid-19, scaricabili dal sito dell’Orchestra Magna Grecia