Anche i cittadini di Taranto vogliono essere coinvolti sul futuro economico ed ambientale che il governo sta progettando senza alcuna consultazione pubblica.
I rappresentanti del Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto scrivono al presidente del Consiglio Giuseppe Conte:
“Vogliamo essere consultati, non meno delle organizzazioni sindacali e degli enti locali, sul futuro dell’ILVA. Siamo un ente esponenziale nato per unire cittadini e associazioni in Comitato. I cittadini vanno consultati e attendiamo di interloquire con il Governo e di essere informati, sulla base della Convenzione di Aarhus”.
Il Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto ha scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per richiedere di farsi garante, per conto di tutti i Ministeri coinvolti, di un patto di consultazione periodica dei cittadini e di partecipazione alle scelte, così come prevede la legge 108/2001 che, recependo la Convenzione di Aarhus, prevede la “partecipazione del pubblico ai procedimenti decisionali in materia ambientale” nonché la conoscenza “lo stato di salute, la sicurezza e le condizioni di vita delle persone”.
Il Comitato, che raccoglie cittadini e associazioni, scrive a Conte: “Noi le chiediamo di conoscere e partecipare, di essere coinvolti in modo esplicito e sostanziale nel processo di transizione così come la Convenzione di Aarhus richiede”.
La lettera prende spunto dalle pesanti multe all’ILVA per non aver acquistato in passato i “certificati verdi”: quattro sanzioni per oltre 55 milioni di euro per le centrali termoelettriche che bruciano i gas di cokeria e di altoforno.
Il Comitato definisce l’ILVA un “climate monster” in quanto i suoi camini e le sue centrali termoelettriche costituisco la maggiore sorgente di CO2 dell’Italia.
Ma oltre ai problemi ambientali, vengono segnalate le fortissime perdite che, se scaricate sui contribuenti, brucerebbero risorse importanti. “Ilva – osserva il Comitato Cittadino – è fuori mercato: perde cento milioni di euro al mese. Il Comitato non vuole pertanto che i finanziamento europei vadano a ripianare le perdite dell’ILVA.
“Le scriviamo – aggiungono i firmatari – perché non vogliamo che il Just Transition Fund divenga la stampella per far proseguire ancora di qualche mese l’agonia dell’ILVA, concedendo ad ArcelorMittal aiuti di Stato”.
Il Comitato si fa carico della questione occupazionale ma scinde l’aiuto ai lavoratori dall’aiuto all’azienda: “I lavoratori ILVA, assieme a tutti gli altri lavoratori italiani, hanno diritto ad una sostegno, ma proprio per questo è irresponsabile proseguire in un’attività economica fallimentare. Finanziare un Climate Monster, per di più pesantemente multato per non aver neppure acquistato i “certificati verdi”, sarebbe la negazione del Just Transition Fund”.
La lettera è firmata da Massimo Castellana (responsabile legale del Comitato) e dalle seguenti associazioni che sono favorevoli al fermo degli impianti dell’area a caldo posti sotto sequestro dalla magistratura perché pericolosi:
Associazione PeaceLink (Alessandro Marescotti)
Comitato Quartiere Tamburi (Giuseppe Roberto)
Donne e Futuro per Taranto Libera (Lina Ambrogi Melle)
Genitori Tarantini (Cinzia Zaninelli)
LiberiAmo Taranto (Maria Arpino)
Lovely Taranto (Antonella Coronese)