Al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa
Taranto, 5 luglio 2020
Gentile Ministro,
ieri su Taranto si è abbattuta, fra le 15 e le 16, una veloce tromba d’aria che è passata sull’ILVA sollevando prima una grande nuvola di polvere rossa e poi altre ancora.
Sembrava impossibile che potesse accadere, una volta coperti i parchi minerali, ma è accaduto. E questo dimostra che la copertura dei parchi minerali non è ancora risolutiva. Le chiediamo di darci una risposta, avviando un’indagine conoscitiva sulle ragioni di quanto è successo ieri.
Stiamo raccogliendo e catalogando tutto il materiale di documentazione. Tanti testimoni hanno fotografato e filmato.
Da questo momento in poi non potrete più dire, come è stato fatto fino a ora, che è risolto il problema delle polveri a Taranto e che l’emergenza dei Wind Day è un ricordo del passato.
No, signor Ministro, il problema c’è ancora e le metteremo a disposizione tutta la documentazione per smentire l’ottimismo di una narrazione che confligge con la realtà. E la realtà è – lo controlli lei stesso – che ben sei parchi secondari – colmi di polveri industriali – non sono stati coperti. Vari chilometri di nastri trasportatori sono scoperti, e quelli coperti sono intasati di polveri che non defluiscono. E invece di invocare la celerità, voi state concedendo proroghe e deroghe alle prescrizioni dell’AIA (autorizzazione integrata ambientale). Viene meno la certezza delle norme. ArcelorMittal ha chiesto di non coprire i parchi secondari, quelli che in cui si sono originate le nuvole di polvere di ieri, e comunque tutto si posticiperà al 2023 o dopo ancora, visto che siete ben disposti a concedere altro tempo purché la multinazionale non vada via. E intanto i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più frequenti gli eventi estremi che possono abbattersi sull’ILVA causando gravi problemi. La prossima volta cosa direte? Quale giustificazione troverete?
In questi anni non abbiamo conosciuto a Taranto un governo che stesse dalla parte dei cittadini. Anzi, chi inquinava ha potuto farlo a norma di legge perché quelle prescrizioni inflessibili dell’AIA – che al tempo del sequestro dell’area a caldo dovevano essere eseguite nei più brevi tempi tecnicamente possibili pena multe e fermo degli impianti – adesso sono diventate una caricatura della legge. Nulla è più certo. I tempi della messa a norma sono diventati flessibili al punto da non essere più credibili. Sono una burla, non avete erogato neppure una sanzione.
Persino gli scarichi in mare di altiforni e cokerie, che dovevano essere messi a norma entro la fine di giugno 2020, oggi continuano a finire in mare senza essere trattati come le prescrizioni autorizzative richiedevano. Il tutto con la vostra provvidenziale proroga ministeriale.
Le scriviamo perché il suo Ministero doveva dimostrare alla CEDU una inversione di rotta. Dovevate dimostrare che i diritti umani dei cittadini erano protetti: in che maniera li state proteggendo se quando c’è una tempesta di vento arrivano ancora le polveri dell’ILVA sulla città? In che maniera li state proteggendo se in mare finiscono ancora i reflui non depurati di cokerie e altoforni grazie alla vostra proroga?
Lo Stato Italiano sull’ILVA è stato condannato a Strasburgo per la violazione dei diritti umani dalla CEDU (Corte Europea dei Diritti Umani); ma lo Stato non sembra aver adottato un ravvedimento operoso. E lei, signor Ministro, rappresenta lo Stato.
Noi crediamo che la responsabilità massima, in questo momento, non sia solo di chi inquina ma di chi lascia inquinare. E chi lascia fare è lo Stato, che dovrebbe invece proteggere i cittadini.
In Europa e in Italia vige il principio “chi inquina paga” e la città di Taranto, e in particolare il quartiere Tamburi, è stato pesantemente inquinato. Chi paghera?
Da domani a Taranto costituiremo un Comitato Cittadino che incalzerà costantemente il Suo ministero. E da lei attenderemo le risposte dello Stato.
Domani firmeremo l’atto costitutivo di Comitato Cittadino che conserverà a Taranto tutte le prove delle vostre eventuali inadempienze e negligenze.
Sarà un comitato che raccoglierà associazioni e cittadini.
Siamo profondamente delusi di quello che non state facendo. Ci aspettavamo un altro senso dello Stato.
Da domani dovrete rendere conto a un Comitato di cittadini che rivendicherà il rispetto dei diritti umani a Taranto e l’applicazione della sentenza della CEDU.
Distinti saluti
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink