Quattro anni di conti sbagliati. Questa la sentenza dello scorso aprile emessa dalla Corte dei Conti quando ha finito di districarsi a fatica nei conti del Comune di Taranto dal 2014 al 2018. La premiata Ditta Melucci & Co. non ha fatto una bella figura al cospetto della massima assise economica dello Stato, che si è chiesta, ad esempio, come si è potuto pensare, ma soprattutto mettere in atto, l’assunzione di una staffista, peraltro dal curriculum poco convincente, in un periodo nel quale tecnicamente vigeva il veto sulle assunzioni. E che idea si sarà fatta la stessa Corte a proposito di crediti di bilancio di complicata esigibilità, oppure di rendiconti periodici del quadriennio in esame, talvolta presentati fuori tempo massimo…Ma vogliamo ricordare anche l’opposizione che l’Ente di controllo pone per la questione legale aperta, sia pur sotto altra gestione comunale, sui BOC. Nella sia pur incerta ipotesi di partita persa il tesoretto messo nel salvadanaio ad eventuale copertura del danno di 250milioni di €uro non sarebbe sufficiente a coprire il danno da sanare. Senza tediare l’attento lettore, altre importanti criticità vengono da fatture e partite fiscali gestite in maniera alquanto leggera (eufemismo!) da Amat, Amiu ed Infrataras ed aumenti di personale non autorizzati che hanno fatto danni per almeno 800mila €uro. €uro, non arachidi e pistacchi.
Qui non si tratta solo di segnare con la matita blù errori grossolani sparsi nelle 25 pagine redatte dalla sezione regionale della Corte dei Conti, da far arrossire anche il più scafato Amministratore pubblico. Sono le conseguenze di siffatto modus operandi che ci preoccupano. Alla luce delle criticità economiche, ogni annuncio sul bilancio programmatico in tema di spese ed investimenti a favore del popolo tarantino si trasforma in uno spot pubblicitario che giammai potrà trasformarsi in fatti e opere concrete, stante l’oggettiva insufficienza delle risorse disponibili e soprattutto non spese secondo le linee guida della Corte dei Conti.
Appare evidente che alla giunta Melucci di fronte a queste contestazioni non basterebbe il sano istituto delle dimissioni in blocco, per salvare almeno la faccia e farsi da parte con un minimo scampolo rimasto (speriamo…)di dignità.