Dove lo Stato costruisce il Comune distrugge. Ecco la sintesi dell’ennesima beffa che starebbe per essere servita al desco già povero dei gestori di esercizi pubblici di Taranto, sopravvissuti a malapena ai danni del Covid-19. I fatti. Con un Decreto Legge del 19 maggio 2020, subito recepito con delibera della giunta comunale, nell’ambito delle agevolazioni statali in tema di pandemia, il Comune concede la TOSAP “free” in caso di prima occupazione di suolo pubblico e/o di ampliamento delle superfici occupate dai fatidici “dehors”. Fatidici perché già famosi da sempre a Taranto, dove ad ogni bella stagione se ne ritorna a parlare per colpa delle immancabili discussioni su pratiche burocratiche e salassi economici necessari per tirarli su. Una boccata di ossigeno pensata per gli esercenti, agevolati in qualche modo da un sistema che gli permette di “allargarsi” di fronte alla necessità di rispettare i canoni del distanziamento sociale. A questo punto cosa…sfugge al neo assessore tarantino di riferimento, intento, fresco d’incarico, ad organizzare la sua nuova scrivania?! Gli sfugge che la delibera di Giunta concede più spazio sì, ma per accogliere gli stessi fruitori che, quindi, produrranno anche la stessa quantità di rifiuti. Particolare non di poco conto che, per logica, andava mediato, a livello comunale, dall’introduzione di una delibera che ne limitasse la TARIG (tassa rifiuti giornaliera). In questo momento, in mancanza di soluzioni immediate, la DO.GRE. SRL, concessionaria per la riscossione del tributo e che ha in esternalizzazione il mandato a riscuotere anche la TARIG, avrebbe ben diritto ad emettere cartelle di pagamento che per le cifre previste, affosserebbe ancor di più i difficili tentativi di rinascita di tutta la realtà comunale degli esercenti pubblici. Chi ad oggi chiedesse l’autorizzazione ad occupare suolo pubblico per una superficie di 150 mq non pagherebbe la TOSAP, ma sarebbe costretto a pagare €. 2313,15 di TARIG per il breve periodo dal 1° maggio al 31 ottobre p.v..
E allora, caro Assessore, sarebbe il caso di valutare a ragione il “metodo normalizzato” previsto dalle linee guida dettate ai Comuni per il calcolo dei tributi di cui si tratta, che recita: “non bisogna ingenerare, a carico di fasce di contribuenti, trattamenti IRRAGIONEVOLMENTE gravosi, per inosservanza del principio di proporzionalità del tributo alla quantità e qualità dei rifiuti prodotti”.
Facciamo in tempo a fermare l’ennesima beffa ai danni dei commercianti ionici?
Floriana de Gennaro