La celebrazione del I Maggio, festa internazionale dei lavoratori, riassume fin dalla sua istituzione l’essenza di valori inderogabili come unità, condivisione, pluralismo, solidarietà, libertà, speranza, progresso.
Particolarmente oggi, nel quadro della convivenza ed emergenza pandemica da Covid-19, questa ricorrenza evoca anche la possibilità di una modernizzazione del Paese, in cui “Il lavoro in sicurezza per costruire il futuro” diviene utile a concepire anche modelli produttivi pubblici e privati nel segno della sicurezza e della competitività europea e mondiale.
Come Cisl, ci stiamo preparando ad un I Maggio 2020 inconsueto, senza manifestazioni di piazza, mantenendo comunque il contatto con le lavoratrici ed i lavoratori, le pensionate ed i pensionate, i giovani, le donne, le famiglie, i cittadini più in generale, attraverso i mass media, i siti web ed i social, per lanciare anche sul territorio una campagna di informazione sul tema della tutela della salute e della sicurezza in tutti i luoghi di lavoro.
Auspichiamo in questo contesto, che la fase 2 diventi per tutti un’occasione da vivere con maggiore responsabilità, confermando il distanziamento sociale e sottoponendosi ad ogni possibile misura di prevenzione, a beneficio di se stessi e delle rispettive comunità.
Quanto alla ripresa delle attività produttive espressamente individuate, ciò diventi davvero occasione per Taranto e Brindisi per declinare strutturalmente gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori con quelli più generali del Paese, ripensando anche l’attuale modello di organizzazione del lavoro, per renderlo pienamente rispettoso della salute e della sicurezza interna ed esterna, rimettendo al centro dei processi produttivi la persona, la sua dignità, la sua unicità.
Quest’ anno il I Maggio ricorre, dunque, in una emergenza economica determinata dalla pandemia a rischio di crisi profonda, interessando appieno anche le nostre aree territoriali con livelli di criticità molto importanti.
Già oggi, le conseguenze economiche rischiano di essere qui tanto devastanti quanto complicate socialmente, preannunciando una transizione che sarà evidentemente lunga, che dovrà comprendere la necessità che nessuno, su questi territori, venga lasciato indietro e, al contempo l’opportunità di operare scelte anche radicali, come il rapporto che lega la persona agli spazi e ai tempi del proprio lavoro, come per esempio la possibile riduzione dell’ orario di lavoro, lo smart working, le turnazioni, la riorganizzazione dei sistema dei trasporti, l’offerta formativa, il mondo della Scuola.
Tra i cambi radicali da noi auspicati includiamo anche la necessità di una seria politica industriale del Governo, di una programmazione che possa avere effetti sui nostri territori, di nuovi investimenti per riaprire cantieri, della riorganizzazione del mercato del lavoro e dei servizi alle imprese, di una modernizzazione del Paese, di investimenti nella ricerca, nell’innovazione, nel sistema digitale, nella tutela dell’ambiente, del territorio, dei beni culturali.
Come altrettanto necessario sarà ristabilire un nuovo rapporto del nostro Paese con l’Unione Europea, non solo perché la pandemia da Coronavirus ha praticamente toccato tutti gli Stati ma, soprattutto, per il fatto che l’opportunità della rinascita economica e sociale del singoli Paesi possa comportare un sostegno economico comunitario non soggetto a vincoli ma sia vera e propria opzione politica, nel segno della solidarietà e dell’inclusione economica e sociale.
Insistiamo anche sui cambiamenti che dovranno riguardare, al più presto, l’esercizio di coerenza del Governo nazionale rispetto agli ormai molteplici impegni in atto e non ancora resi esigibili per Taranto, per Brindisi ed i rispettivi territori, con riferimento ai Contratti istituzionali di sviluppo, alle reti infrastrutturali materiali e immateriali, ai due sistemi portuali, alla questione ex-Ilva, ai processi correlati alla decarbonizzazione dei cicli produttivi industriali, alle Zes, alla contrattazione di distinti progetti di sviluppo dei settori produttivi, specie per quelli a maggior rischio di marginalità
Tali processi continueranno a vedere la Cisl territoriale con tutte le sue categorie, in prima linea, anche in ambito di vertenzialità unitaria peraltro già avviata da tempo ma è del tutto evidente che debbano essere anche la politica, le istituzioni periferiche, le Autonomie locali, le forze produttive e professionali dei due territori, quello ionico e quello adriatico, a doversi mettere in gioco per fare rete e finalmente proporre un’unica interlocuzione, fortificate da una governance istituzionale che non può non essere, a nostro avviso, in capo alle rispettive Prefetture, per riprendere il filo di una contrattazione territoriale finora rivelatasi timida e poco incisiva.
Alla vigilia del I Maggio 2020 vogliamo ricordare anche il 70° di fondazione della Cisl (30 aprile 1950), sindacato che nell’immediato secondo dopoguerra contribuì ad indicare all’Italia la strada della rinascita civile e delle necessarie riforme economiche e sociali, alla luce di grandi valori morali e culturali tuttora vivi e forti!
Le due ricorrenze, fortemente legate, fanno da sfondo all’auspicio che ancora oggi sia possibile implementare l’impegno dei nostri territori, per una ripartenza che fissi obiettivi di corresponsabilità e di condivisioni di futuro, con la fondata speranza che il definitivo riscatto economico e sociale possa essere anche qui effettivo e compiuto.
Antonio Castellucci
29 aprile 2020