Siamo nel mercato ittico del comune di Taranto dove neanche il coronavirus è riuscito a porre fine alle attività illecite ed abusive che continuano ad affossare il commercio legale del comparto ittico. In queste aree comunali il controllo delle attività della pesca e dell’acquacoltura sono definizioni astratte che non sono recepite da chi ignora direttive europee e normative nazionali e regionali. Qui tutto è concesso. Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha detto che torneremo ad essere il centro del Mediterraneo. Belle parole. Anche auto proclamarsi capitale di mare è utile all’autostima di una amministrazione che dopo numerosi progetti e protocolli di intesa non riesce a dare a Taranto le infrastrutture adeguate che merita proprio nel comparto principale della sua economia, quello del mare. Un mercato ittico dovrebbe essere quel luogo che ha la funzione di favorire l’immissione diretta dei prodotti ittici nei canali finali del dettaglio con un presidio istituzionale per la vigilanza sull’applicazione delle norme di commercializzazione e delle norme igienico sanitarie al fine della tutela del consumatore. Nel mercato ittico di Taranto non esiste nulla di tutto ciò ma il baretto abusivo c’è.
Anche nei giorni di piena emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 che ha fatto ammalare migliaia di persone di Covid19 si continua ad operare illecitamente occupando abusivamente le aree mercatali per la trasformazione di mitili e gamberi violando qualsiasi norma igienica e di tracciabilità del prodotto. Per assurdo, il tutto avviene proprio davanti a quello che dovrebbe essere il presidio della Polizia Municipale con tanto di vetrofania sulla porta e cartello del comune affisso sul muro. Sacro e profano. Istituzione ed illegalità condividono gli stessi spazi. Il mercato ittico, infatti, dovrebbe essere presidiato dai Vigili Urbani e dal personale sanitario, l’accesso dovrebbe essere consentito solo a commercianti, acquirenti, rappresentanti di cooperative e consorzi ed inoltre la vendita dovrebbe avere orari stabiliti, così come avviene nei mercati ittici dove si svolgono le aste telematiche con soggetti e strumenti autorizzati. Chi occupa, poi, magazzini, postazioni di vendita, box e qualsiasi area dovrebbe avere un regolare affidamento di locazione. Chi è in regola con le locazioni nelle aree del mercato ittico di Taranto? Non esiste neanche un punto di sbarco, presupposto fondamentale per assicurare il rispetto delle norme. Come si controllano quindi le quantità di pescato? E come vengono immesse nel mercato? Vendute in nero senza nessun controllo sanitario?
Qualcuno direbbe che mostrare queste cose significa demolire il comparto ittico. I soliti luoghi comuni di chi vuole difendere un marcio oramai in avanzato stato di decomposizione. Chi demolisce davvero l’imprenditore che ha una attività in regola con una cooperativa iscritta all’albo del registro delle imprese, autorizzata all’attività di pesca o di mitilicoltura con personale assunto regolarmente e che rispetta le regole commerciali di una filiera tracciata? Solo chi occupa abusivamente le aree del comune per svolgere attività illecite va contro questo imprenditore e commerciante onesto. E va detto, nonostante questo scempio a cielo aperto, anche nel mercato ittico ci sono lavoratori onesti. In un regime di legalità e per il rispetto nei confronti di questi imprenditori l’Amministrazione comunale di Taranto non può più voltarsi dall’altra parte, perché a tutti è noto ciò che accade ogni giorno nel mercato ittico di Taranto.
Pochi giorni fa, proprio a causa della crisi indotta dalle restrizioni dell’emergenza coronavirus che ha messo in ginocchio le attività della pesca, l’assessore Cataldino (con deleghe a Polizia Locale e sicurezza urbana, Protezione Civile, Sviluppo Economico, Attività e diversificazione produttive) insieme ai Vigili Urbani ha fatto visita al mercato ittico per parlare della situazione difficile con alcuni responsabili del settore. Quindi? Non si sono accorti di nulla? Come fanno i rappresentanti delle istituzioni, assessori e vigili urbani, ad essere presenti nelle aree mercatali del comune e a tollerare abusivismo ed illeciti che si consumano a cielo aperto? C’è qualcuno che ha controllato le locazioni delle aree del mercato ittico? L’assessore era lì per la crisi della pesca a causa del virus. E con gli imprenditori che operano nel mercato ittico che sono in crisi perché il costo del loro prodotto legale viene schiacciato dal costo al ribasso del prodotto illecito ed abusivo chi ci ha parlato? Nessuno. Quelli che hanno già chiuso sono stati dimenticati e chi opera nell’illecito continua ad operare indisturbato.
Ma nel quartiere Tamburi non era partita la raccolta differenziata? Questo è il cassone che raccoglie rifiuti di ogni genere nel mercato ittico di Taranto e che poi viene svuotato dall’AMIU. Qui vengono conferito di tutto: dai rifiuti organici composti per la maggior parte da frattaglie di pescato a scarti di lavorazione dei mitili e crostacei alle plastiche, poliestere e cartoni. Ed infine. Si è concluso l’iter per l’aggiudicazione dell’appalto per la rimozione del mercato ittico galleggiante che giace affondato davanti allo stesso mercato. Con tutti i soldi messi sul piatto per questa operazione di bonifica, chi dovrà svolgere i lavori prima di varcare quel cancello sempre aperto e presidiato solo dall’erbaccia probabilmente dovrà chiedere il permesso per entrare e forse dovrà anche pagare il biglietto di ingresso, perché, come tutti sanno, nel mercato ittico non comanda l’amministrazione comunale.
Luciano Manna