Dopo le denunce dei sindaci pugliesi appare evidente che il presidente Michele Emiliano non avendo trasferito immediatamente i dati dei contagiati e di coloro posti in isolamento volontario/obbligatorio ai Comuni ha impedito un’azione di contenimento rapida ed efficace e averli dati ai Prefetti, solo dopo essere stato sollecitato dal capo della Protezione civile, Borrelli, è la chiara dimostrazione dell’indifendibile posizione del governatore. Non aver messo i Sindaci in condizioni di procedere al contenimento con supporti mirati, ha fatto trascorrere giorni preziosi inutilmente. In una situazione come questa è importante applicare alla lettera le leggi e le normative vigenti, cosa che purtroppo in Puglia non sta avvenendo con grave rischio di diffusione del contagio.
Lo avevamo denunciato anche noi anzitempo e fummo definiti “sciacalli” perché osammo chiedere/pretendere l’impegno massimo della Protezione civile della Puglia nel coordinare le azioni fra i vari enti.p
La più disattesa dei provvedimenti, da parte di Emiliano, è stata la nota del 16 marzo scorso della Protezione civile nazionale (nota prot. 14171 firma dott. Borrelli) con la quale viene chiesto ai Presidenti delle Regioni di condividere nella totale riservatezza i dati tra ASL e comuni. Questa direttiva è fondamentale perché perfettamente coerente con quanto previsto dalle leggi vigenti (una fra tutte il riordino della PC del 2018 ed il TUEL artt 50 e 54) che prevedono che in caso di emergenza e per la salvaguardia della Salute pubblica i sindaci assumano il ruolo di ufficiale di governo ed attivano una struttura che si chiama Centro Operativo Comunale. Ciò significa che durante l’emergenza ogni sindaco interagisce col Prefetto, non con il presidente della Regione che nel caso specifico del COVID, deve mettere a disposizione dei comuni 2 cose: i dati dei contagiati e di coloro posti in isolamento volontario/obbligatorio per tramite delle ASL, e le risorse economiche, organizzazione e mezzi della Protezione Civile.
Come se non bastasse la prima nota, il capo della Protezione civile, Borrelli, il 19 marzo (nota prot.15112), torna sull’argomento specificando che le ASL sono tenute a dare i nomi dei contagiati e delle quarantene ai comuni o al prefetto che, a sua volta, li comunicherà ai Comuni. Nella convinzione che non avere i nomi delle persone contagiate o in quarantena crea una situazione di enorme pericolo per le Forze dell’ordine, la Polizia Locale, gli operatori ecologici. Che, ignari, inermi ed impreparati, possono venire contagiati a loro insaputa e contribuire involontariamente alla diffusione del virus nella popolazione oltre ad essere loro stessi a rischio.
Facciamo una riflessione molto pratica: la circolarità dei dati fra pubbliche Amministrazioni, tutte tenute alla riservatezza, ed in particolare i sindaci e le forze dell’ordine oltre che alla polizia locale, è qualcosa di acclarato e ben definito da anni, non capisco le polemiche pretestuose e dilatorie che vengono fatte ora: nulla è cambiato rispetto a prima dell’emergenza COVID, chi ha interrotto il flusso di dati ha ostacolato gravemente ed incomprensibilmente il contenimento del contagio ed ha messo a repentaglio la salute degli operatori dell’emergenza e delle comunità tutte. Le emergenze si risolvono dove sono, non a chilometri di distanza in uffici sanificati e protetti, le emergenze si risolvono sul campo ed il campo di questa emergenza sono i comuni e precisamente le case di ognuno di noi, non aver messo i sindaci in condizioni di procedere a contenimento e supporto mirati ha fatto trascorrere giorni preziosi inutilmente.
Allora il presidente Emiliano dia disposizioni alla Protezione Civile regionale di “sostenere” i COC e di stare a fianco “concretamente” dei sindaci pugliesi che sono i primissimi uomini di trincea e coloro che più di ogni altra Istituzione desiderano il bene per i propri concittadini. Forse questo il “sindaco di Puglia” lo ha dimenticato.