Il Prefetto ha preso una decisione, da qui deriva il Decreto, sulla scorta di ciò che gli è stato riferito da un lato dalla Dirigenza Arcelor Mittal, che è ovviamente di parte, e dall’altro da soggetti che non conoscono affatto quel che accade in fabbrica, e mi riferisco al Custode Giudiziario, ai Commissari Straordinari, al Responsabile dello Spesal di Taranto, al Comandante dei Vigili del Fuoco di Taranto
e finanche al Comandante dei Vigili del Fuoco di Bari. Pochissimo spazio invece alle organizzazioni sindacali che vivono lo stabilimento con tutte le sue problematiche e ascoltano ogni giorno i lavoratori.
Una contraddizione importante è rappresentata dal fatto che vengono mantenuti in attività 3.500 lavoratori diretti e 2.000 dell’appalto, e quindi più unità lavorative di quante ve ne fossero nei giorni precedenti per effetto di accordi siglati dai sindacati. Prima del Decreto Prefettizio infatti operavano nello stabilimento circa 3200 diretti e quasi 1800 dell’appalto per un totale di 5000 lavoratori.
Cosa significa che viene vietata la produzione ai fini della commercializzazione?
Quindi ciò che viene prodotto ora verrà venduto dal 3 aprile in poi…
Questo Decreto colpisce ben due volte, influendo anche sul diritto di sciopero, in quanto dà sostiene la scelta dell’azienda di utilizzare le comandate allargate e addirittura porta a dedurre che la fabbrica, per avere una garanzia minima di sicurezza, deve mantenere 5.500 lavoratori in attività. Da qui facile comprendere il grado di competenza di coloro che, pur essendo estranei alla vita dello stabilimento, hanno avuto voce in capitolo tanto da indurre il Prefetto a fare determinate scelte.
A questo punto, senza scomodare Commissari e Vigili del Fuoco, avrebbero potuto benissimo chiedere un parere al pasticciere o al pizzaiolo…
Franco Rizzo Coordinatore provinciale USB Taranto