Sono passati ventiquattro mesi da quando, il 18 febbraio del 2018, Legambiente Taranto segnalava la presenza, nelle aree limitrofe alle sorgenti del Galeso, di discariche abusive a cielo aperto, comprendenti anche rifiuti pericolosi, richiedendo un intervento straordinario di radicale pulizia dell’intera area.
Sono passati invano. I rifiuti sono ancora lì, a fare bella mostra di sé e ad attirarne di nuovi; plastica dimostrazione della distanza che separa le parole dalle azioni, testimonianza impietosa di una bonifica del territorio che resta, in massima parte, soltanto un desiderio.
In un degrado diffuso due episodi appaiono emblematici.
Il primo riguarda il sottopasso posto lungo la SV Fonte delle Citrezze, sotto la superstrada che scavalca il Galeso nell’area delle sorgenti, e che appare ingombro, da ambo i lati, di ogni genere di rifiuti tanto da restringere la carreggiata a tal punto da lasciare percorribile in auto solo uno stretto corridoio centrale. Legambiente l’ha segnalato la prima volta due anni fa ed è tornata a segnalarlo a marzo dell’anno scorso, rilevando – poi – che una foto del sottopasso ingombro di rifiuti compariva già sul sito del Commissario alle bonifiche di Taranto, nel Dossier fotografico relativo a “Mar Piccolo – Bonifica e riqualificazione ambientale delle sponde e delle aree contermini. Campagna di sopralluoghi per l’individuazione, censimento e mappatura dei rifiuti presenti sulle sponde del Mar Piccolo e delle aree contigue”, sin dal 5 febbraio 2016. Quattro anni fa.
Il secondo riguarda i rifiuti, tra cui manufatti in amianto e RAEE, presenti nel cortile di un immobile una volta utilizzato dall’Acquedotto Pugliese (AQP) ed oggi abbandonato e semidiroccato, posto sempre nell’area delle sorgenti del Galeso, accessibile a chiunque, bambini compresi, da due comodi varchi – uno abbastanza ampio da permettere agevolmente l’ingresso di autoveicoli – presenti nel muro di cinta. Rifiuti pericolosi, segnalati da Legambiente al Comune di Taranto il 18 febbraio 2018, il 20 marzo 2019 e il 10 ottobre 2019 ed ad AQP il 17 ottobre 2019, evidenziando sempre la necessità di un intervento urgente di rimozione. In merito, tra Comune di Taranto e Acquedotto Pugliese, si è protratto per ben sedici mesi, dal 23 luglio 2018, data di una prima nota del Comune, al 19 novembre 2019, data della risposta di AQP, uno scambio di corrispondenza che non ha prodotto alcun risultato se non il consolidamento di una discarica abusiva.
Nei giorni scorsi, dopo aver constatato con un ennesimo sopralluogo la mancanza, in entrambi i casi, di qualunque intervento, Legambiente ha chiesto al Comune di Taranto, di provvedere con urgenza da un lato ad un intervento di rimozione dell’amianto, ferma l’autonoma valutazione circa la eventuale possibilità di rivalersi su AQP, e – dall’altro – ad un intervento straordinario di pulizia delle aree circostanti il fiume Galeso (sia nella parte relativa alle sorgenti che in quella della foce), delle rispettive strade di accesso ( in particolare del sottopasso) per asportare tutti i cumuli di rifiuti esistenti e restituirle alla fruizione dei cittadini, oltre che l’adozione di sistemi di videosorveglianza che costituiscano un disincentivo al loro utilizzo come discarica a cielo aperto e un piano per il recupero e la salvaguardia.
Il futuro di questa città non si può costruire solo attraverso la pianificazione di interventi di lungo respiro: essi vanno accompagnati da azioni concrete capaci di modificare l’esistente, porre un freno al degrado e testimoniare alla Taranto che vuole voltare pagina che c’è speranza, che la bonifica del suo territorio non è una chimera. La mancata rimozione dei rifiuti che deturpano il Galeso, a distanza di ventiquattro mesi dalla nostra segnalazione e di quattro anni dall’attestazione di alcuni di essi sul sito del Commissario alle bonifiche, è per Legambiente ingiustificabile: si agisca subito, è già passato sin troppo tempo.