Dagli organi di informazione apprendiamo di una nuova visita a Taranto del premier Giuseppe Conte, la terza da novembre 2019, prevista per fine gennaio.
Durante la sua prima visita, come associazione Genitori tarantini lo intercettammo nel piazzale antistante la portineria D dell’ex Ilva per ricordargli due articoli della Costituzione italiana (il 32, sulla salute, e il 41, sull’iniziativa economica privata) che, a parere nostro, confortato anche dall’Avvocatura di Stato, venivano costantemente disattesi, a Taranto.
Non siamo stati tra le associazioni che hanno chiesto di incontrarlo, nelle due visite precedenti, forti della convinzione che il dottor Conte, ancora solo qualche mese prima, guidava un governo formato da Lega (i cui interessi economici nella multinazionale ArcelorMittal erano stati portati agli onori della cronaca) e Movimento 5 Stelle, colpevole di piroette da equilibrismo di elevata fattura proprio per quanto riguarda la ex Ilva di Taranto. Ora, il dottor Conte guida un governo formato da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, quest’ultimo colpevole di troppi decreti legge e DPCM, in buona parte incostituzionali, per favorire la produzione . Un governo di Giuda e Erode.
Incontrammo il signor Luigi Di Maio al Ministero dello Sviluppo Economico in data 19 giugno 2018, per ricordare anche a lui il valore della Costituzione italiana e l’unico diritto fondamentale da questa garantito: la Salute (benessere psico-fisico dell’individuo e salubrità dell’ambiente); incontrammo anche, al Ministero della Salute, la dottoressa Giulia Grillo, in data 4 settembre 2018 (solo due giorni prima della firma del contratto tra Stato e ArcelorMittal) per parlarle dei dati sanitari e della mortalità nella provincia di Taranto, a lei totalmente sconosciuti, e per chiedere la chiusura delle fonti inquinanti. Lei ci rispose che purtroppo c’erano le aziende e i poteri forti che non potevano permetterlo. Questa è storia.
Se è nelle intenzioni del primo ministro concedere al territorio tarantino solo qualche briciola di quanto dovuto pur di continuare a favorire la produzione inquinante, è meglio che resti nelle calde stanze di Palazzo Chigi. Il debito che lo Stato italiano ha accumulato nei confronti della comunità tarantina è tale che nessuna elemosina debba essere proposta; nessun piano o tavolo istituzionale può prescindere dalla chiusura della fuorilegge area a caldo.
E’ tempo che la Giustizia torni ad essere uguale per tutti, a Genova come a Trieste e come a Taranto.
Riteniamo offensivo anche l’intervento economico previsto dalla Comunità europea per la trasformazione della produzione del sito tarantino, ricordando che proprio dall’Europa arrivò, qualche anno fa, una legge sovranazionale che intimava agli inquinatori il pagamento dei danni provocati.
Le scelte di questo governo, supportato economicamente e ignobilmente dall’Europa, segneranno, nel prossimo futuro, il destino di Taranto. Viste le premesse, toccherà a questa nostra terra contare ancora un insopportabile numero di morti e malattie. Un conto troppo salato che sapremo per certo a chi addebitare.
Associazione Genitori tarantini – Ets