L’associazione culturale CI PROVI…amo – Compagnia teatrale KISSA presenta in prima assoluta al Teatro TaTA’ alle ore 21 (ingresso 20.30) domenica 12 gennaio 2020 il progetto drammaturgico “MEDEE”; regia e testo: Raffaela Caputo. Una emozionante rivisitazione del mito di Medea, che affascina da sempre per il tema trattato, fortemente legato alle crisi di decadimento dei valori. Lo spettacolo della Compagnia KISSA vede in scena Raffaela Caputo – nutrice, Sonia Mariella – Medea, Cinzia Greco – Medea, Pietro Zaccaria – Giasone e coro , Sandra Graniglia, Fabio Cassano, Cosima Ferraro, Elena De Luca – coro. La voce narrante è Michele Lonoce, anche Creonte e coro. Scene e costumi Francesca Ruggiero, disegno e luci Walter Mirabile, direzione tecnica Nicola Del Conte.
Una donna tradita dei nostri giorni , una “ potenziale” Medea, è intenta freneticamente a cucire un abito rosso sangue; nelle pause forzate del suo dolore legge il libro “ Madre e madri”. Si imbatte nella narrazione dell’inizio dell’amore di Medea per Giasone, che prende vita dal mare e attraverso una sua danza selvaggia comunica alla Medea moderna il dramma della loro vita. Ella diventa spettatore unico e privilegiato, la sua fantasia e i suoi pensieri corrono liberi e senza freni come vento sulle onde del mare. Le parole di Medea diventano i suoi ricordi, le passioni e le emozioni di Medea divengono le sue! I personaggi diventano persone, Medea moderna gradualmente fa suoi i dilemmi di Medea, vive la scissione interiore di cui Medea è paradigma straordinario, fino a un bivio! Un evento imprevisto porta le due Medee a prendere una decisione diversa. Il rumore di qualcosa che s’infrange! E come il mare che si vive secondo l’attimo e le correnti, quel rumore è come un clic che conduce la Medea greca a naufragare in un mare di dolore con l’uccisione dei suoi figli e la Medea moderna a trovare il porto sicuro della propria identità.
Il mito di Medea affascina da sempre il drammaturgo che, nelle varie trasposizioni del mito, cerca risposte con valenza “universale” alle crisi di decadimento dei valori. “ Il testo fa risuonare la voce unica dell’autore del passato (Euripide e Seneca) e del presente – commenta la regista Raffaela Caputo – ma la frantuma in tante voci quanti sono i personaggi attualizzandole. Le parole del testo greco diventano le parole del presente della Medea dei nostri giorni. Le vicende agghiaccianti del passato echeggiano ancora oggi e diventano simboli capaci di raccontare l’animo umano consentendo agli eroi del passato di diventare archetipi universali delle umane passioni”. Il risultato del lavoro è una profonda ed attenta ricerca interiore dell’animo umano, delle pulsioni che attanagliano Medea, donna del passato e del presente. “ Tra i tanti temi proponibili all’interno della tragedia di Medea – continua la Caputo – mi ha colpito il filo rosso sangue che attraversa i secoli e unisce il passato e il presente: il dolore per “l’amore tradito”. Il dolore non metabolizzato, aggirato, rifiutato si trasforma in rabbia, odio, vendetta; è il caso della Medea greca, mentre il dolore “attraversato” diventa conoscenza sublimata dello stesso, saggezza che consente di acquisire una nuova identità più consapevole. Il linguaggio dei personaggi, armoniosa fusione degli stili della tragedia e della quotidianità, permette di entrare nel loro mondo, apre le porte delle loro dinamiche interiori, dei loro tormenti. “Attraverso i respiri, le pause, i “non detti” sentiamo la loro pelle per un attimo addosso e questo breve attimo di sospensione dal reale ci fa sentire ancora più vivi e ancorati alla realtà, suscitando nella potenziale Medea l’autodeterminazione della sua natura più profonda”.