Non c’è più tempo per salvare quell’acciaieria e Taranto con una vecchia impostazione ormai superata dai fatti. Ecco perché la chiamata alla responsabilità non riguarderà solo i metalmeccanici e lavoreremo perché il 10 dicembre, in contemporanea con Roma, si possa realizzare uno sciopero generale di tutta la città. Mobilitazione che servirà a rivendicare impegni e soluzioni che riguardano l’ex ILVA ma anche tutti i comparti produttivi che da anni subiscono l’onda d’urto di tale crisi.
E’ diretto il segretario della CGIL di Taranto, Paolo Peluso, che non usando giri di parole certifica la fine di un percorso e l’inizio di una fase nuova che il sindacato vuole riportare sotto il tema del lavoro.
E’ evidente – dice Peluso – che l’attuale ciclo produttivo integrale e che il carbone abbiano fatto il loro corso e che restare ancorati a quel modello produttivo è solo pratica suicida per la nostra comunità e per la strategia nazionale, ma è altrettanto vero che per tutte le ipotesi che il Governo in queste ore sta prefigurando verso una svolta green dell’insediamento industriale tarantina, occorrerà il tempo che il tessuto economico, sociale, produttivo e occupazionale della città non ha più.
Ecco perché serve accelerare su tutti gli investimenti che da anni si prospettano per Taranto, chiedendo allo Stato di intervenire sia sul fronte delle risorse, sia sul fronte della semplificazione di procedure spesso farraginose e paludate.
La logica del profitto ha prevalso su tutto e il gruppo Mittal si è mostrato ben lontano dal voler curare l’interesse della produzione di acciaio italiano e le esigenze di lavoratori e cittadini oggi sotto il vaglio delle ricadute ambientali, di salute, di sicurezza e qualità del lavoro – continua il segretario della CGIL ionica – ecco perché se lo Stato vuol davvero svolgere un ruolo in questa vicenda, lo faccia non per contenere le perdite del privato ma per essere innesco fondamentale di quel “Cantiere Taranto” che non può più essere più subordinato alla vertenza dell’ex ILVA.
L’appello di Peluso si fa diretto al Governo.
Il Governo si preoccupi di entrare a questo punto nella gestione diretta del futuro di questa città e di questa provincia – aggiunge – creando meccanismi che siano in grado di mettere ad esempio il Comune capoluogo nella possibilità di disincagliare le pastoie che tengono fermi investimenti e cantieri, e liberare risorse e lavoro, come già l’amministrazione comunale di Taranto sta facendo in questi ultimi mesi.
Penso ai siti da bonificare, ai fondi stanziati nel CIS, alla riqualificazione urbana e al recupero del patrimonio della città vecchia, ma anche al nuovo ospedale – continua Peluso – fermo al semaforo dei ricorsi amministrativi.
Lo Stato faccia lo Stato – afferma – e il territorio sia in grado di lavorare attorno alla strategia di un Patto Sociale che per quanto ci riguarda dovrà fungere da contenitore di buone pratiche e buon lavoro, mettendo insieme tutti i settori produttivi che vorranno cogliere la sfida del cambiamento e che dovranno contare su misure adeguate per implementare il paradigma economico della provincia ionica.