Un incontro organizzato, l’altra sera per parlare della violenza contro le donne.
Allo stesso tavolo, in quanto invitati, il Centro Antiviolenza “Rompiamo il silenzio” con Rossana Perazzo, il Comune con il consigliere comunale Michela Maniglia e il circolo ArciSvegliarci di Palagiano con il suo presidente Angela Surico, peraltro coordinatrice dello stesso Sprar.
Alla Perazzo il compito di commentare il video realizzato dal Centro Dafne Codice Rosa con la Regione Campania. Diverse le reazioni suscitare: brividi, commozione, ma anche rabbia.
Lei, una moglie innamorata sino alla fine, che non accetta le violenze subìte dal marito tanto da ignorare la verità e cioè che quei pugni, quei calci, quelle percosse, quei lividi, quel braccio rotto, quelle labbra tumefatte sono i segni della violenza più efferata di un uomo che la considera solo un oggetto; non sono affatto forme di amore che lei pure riesce ogni volta a giustificare sino a quando non avrà più voce per parlare e un cuore che batte: quell’uomo, che pure lei ha sempre giustificato, le toglie la vita per sempre.
Di qui, poi, un’analisi di quella che è la situazione delle donne nel mondo, partendo dal rapporto 2019 Human Rigts Watch, illustrato dalla Surico.
In Siria esistono ancora i matrimoni forzati e precoci, l’aborto non è una scelta. La coordinatrice del locale Sprar Siproimi ha ricordato come in Afghanistan persista l’impunità consolidata per gli autori di violenze contro le donne. Di contro, continuano a finire in carcere donne e ragazze per “reati morali” che includono lo scappare di casa e il commettere o tentare di commettere “zina”(sesso al di fuori del matrimonio).
Negli stati di Kachin e Shan settentrionale, al confine con la Cina, i trafficanti offrono lavoro in Cina a donne e ragazze vulnerabili. Quindi, le vendono alle famiglie cinesi che lottano per trovare spose per i loro figli. Una volta acquistate, vengono generalmente rinchiuse in una stanza e violentate ripetutamente, con l’obiettivo di metterle incinte.
E, ancora, la Surico ha voluto ricordare come “in Sudan le violazioni del codice di abbigliamento e altri crimini di scelta personale delle donne sono punibili con umiliazione e frustate, laddove in Libia addirittura la legge non criminalizza la violenza domestica”.
“Le donne – così come rimarcato dalla Maniglia e dalla Durante – non sono un oggetto da manipolare, ma hanno un cuore e un’autonomia decisionale. Hanno diritti e non perché sono donne, ma perché sono semplicemente esseri umani”.
Infine l’invito della Surico alle donne vittime di violenza a parlare, ad aprirsi, a denunciare con forza per trasformarsi nell’araba fenice, l’uccello di fuoco che rinasce dalle proprie ceneri.