Diciamo basta alla violenza sulle donne”. E’ questa l’iniziativa in programma per le 19 di lunedì, 25 novembre, presso il Laboratorio Urbano “The Factory” per la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
Un incontro – dibattito, organizzato, con il patrocinio del Comune, dal circolo ArciSvegliarci di Palagiano, dal Centro Antiviolenza “Rompiamo il silenzio”, dallo Sprar Siproimi Koinè. E sarà proprio la coordinatrice di quest’ultimo, Angela Surico ad aprire i lavori. Seguiranno gli interventi di Ira Panduku, mediatrice culturale e operatrice del suddetto Centro Antiviolenza e del sindaco Domiziano Lasigna. La serata si concluderà con rock, jazz e blues con “Robert Owen Band”, con start alle 21.
Tema dell’incontro sarà la violenza contro le donne, che agita nei contesti di guerra, di arretratezza culturale e di edonismo, machismo e sessismo.
Una ricerca di Cnr e Istat pubblicata a luglio scorso descrive un quadro drammatico sulla violenza sulle donne. Una vera e propria emergenza nazionale, di fronte alla quale non si interviene con misure e finanziamenti adeguati.
33mila donne (di cui 24mila italiane) prese in carico dai 338 centri antiviolenza nel 2017; 54mila che hanno comunque contattato i centri per avere supporto; un milione di donne che hanno subito violenza negli ultimi cinque anni (cioè in media 200mila l’anno): questi alcuni dei numeri della ricerca resa nota da Istat e Cnr.
“Una realtà drammatica, la punta di un iceberg di una situazione – commenta Angela Surico – che non può più essere tollerata. È principalmente un problema legato al predominio di una cultura maschilista e patriarcale che alimenta una pratica di violenza, di sottomissione, di odio. Riguarda tutti, tutte le categorie sociali. La stragrande parte delle violenze domestiche è sulle donne. Anche il linguaggio è violentemente sessista. L’esempio dovrebbe partire dall’alto, dalla politica”.
E la Surico, presidente del locale circolo Svegliarci Palagiano, continua: “Serve una rivoluzione culturale, servono cambiamenti legislativi radicali, anche iniziative e misure economiche capaci di cambiare le carte in tavola. Gli stereotipi di genere e il sessismo rappresentano un serio limite al raggiungimento di un’effettiva uguaglianza di genere. E sono sempre gli stereotipi ad alimentare diverse forme di incitamento all’odio, nonché la discriminazione basata su fattori quali etnia, classe sociale, orientamento religioso. E’ un problema di ordine culturale, è un problema sociale, che riguarda le donne italiane, ma anche chi, scappando da altre forme di discriminazione e spesso anche dalla morte, in Italia trova ambienti ostili e violenti o di sfruttamento”.
Per la Surico serve cambiare rotta, iniziando a parlare, a denunciare e a non giustificare.