Da settimane, ormai, la città di Taranto è tornata al centro del dibattito nazionale per via della scelta di Arcelor Mittal di recedere dal contratto di affitto dell’Ilva di Taranto, stipulato con il Governo italiano. Questa situazione improvvisa di instabilità sul piano lavorativo sta procurando allarme e preoccupazione tra operai e lavoratori dell’indotto ILVA. L’eventuale perdita di migliaia di posti di lavoro porterebbe ulteriori difficoltà sociali ed economiche su un territorio che gia’ vanta un tasso di disoccupazione altissimo.
Nei salotti televisivi vari opinionisti continuano a sostenere l’interesse strategico della produzione di acciaio per l’Italia e l’importanza di quell’1,4% di PIL che ILVA di Taranto assicura allo Stato.
Abbiamo ascoltato tante parole, tanti numeri, spesso accompagnati da una scarsa conoscenza delle gravi implicazioni sanitarie ed economiche che quella fabbrica ha procurato al territorio nel corso degli ultimi 60 anni.
Sono pochi, infatti, gli opinionisti e i politici che conoscono la reale situazione ionica; pochissimi quelli che sanno quanto quello stabilimento costi ai cittadini in termini di vite umane, di malattie, di impatto ambientale ed economico e quanti posti di lavoro sono stati persi a causa della presenza di quella grande industria inquinante.
Sono tantissimi, infatti, i comparti economici oramai compromessi a causa dell’acciaieria, come quello della pesca, dell’allevamento, dell’agricoltura, del turismo.
Per questo vorremmo offrire a chi legge, in particolare ai lavoratori diretti ed indiretti ILVA che in questi giorni vivono momenti di apprensione e grande preoccupazione, una visione differente, che possa chiarire e infondere coraggio e fiducia affinchè da questo momento di crisi si possa creare una grande opportunità per loro e per l’intero territorio ionico.
Taranto può rinascere se si lavora tutti insieme nella stessa direzione.
Taranto ha pagato troppo in termini di salute, ambiente e devastazione sociale ede economica. E’ l’ora del risarcimento.
Il Governo deve rimediare a decenni di malapolitica che, rimandando negli anni promesse fatte a scadenza elettorale, ha portato il nostro territorio, oggi, a vivere questa grave congiuntura, che grava su lavoratori, famiglie e cittadini.
Per questo nella nostra visione il Governo dovrebbe al più presto rimediare, varando una LEGGE SPECIALE PER TARANTO, promuovendo grandi investimenti e stanziando importanti risorse per riconvertire l’economia del capoluogo ionico sulla base delle esperienze fatte in altre realtà, come Bilbao, Rhur, Pittsburgh e Hauts de France.
E’ una grande opportunità per tutti!
Il Governo con la chiusura della fabbrica, dovrebbe subito avviare un programma decennale di bonifica del territorio con il reimpiego dei dipendenti dell’acciarieria senza perdere nessun posto di lavoro e riconvertire il territorio sostituendo aziende vecchie e non più competitive con nuove economie, green economy, blue economy, reinserendo in nuovi settori anche i lavoratori delle tante aziende che lavorano nell’indotto. I lavoratori devono avere le medesime tutele e possibilità, perché NESSUNO deve rimanere senza occupazione.
Taranto può essere esempio europeo di resilienza, se riuscirà a raccogliere questa sfida e superare le criticita’ di uno dei siti più inquinati d’Europa, trasformando questo momento di crisi in opportunità .
Taranto potrebbe essere pioniera nella creazione di un polo di ricerca e innovazione nel campo delle nuove tecnologie di bonifica.
Taranto ha un importante porto (millenario), che dagli anni 60 ad oggi è sempre stato asservito alla grande industria. Lo sviluppo del porto da un punto di vista commerciale e turistico assieme all’implementazione della rete inter-portuale e quella dei servizi ad essa collegati, si creerebbero decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.
Si potrebbero ampliare e valorizzare le altre infrastrutture già esistenti, rete ferroviaria e aeroporto Arlotta di Grottaglie, creando altri nuovi posti di lavoro. Si potrebbe riavviare quei comparti produttivi finora compromessi come la pesca e l’agricoltura. Attrarre nuovi investitori sul territorio con agevolazioni fiscali tipo la creazione di una NO TAX AREA per almeno 10 anni per aziende innovative nella produzione delle energie rinnovabili.
E’ una grande sfida quella che ci aspetta e che occorre raccogliere e vincere insieme.
Noi saremo sempre al fianco di chi lavora per il riscatto di questo territorio, che siano sindacati, lavoratori, associazioni o semplici cittadini, perché siamo convinti che sia ormai giunto il momento di voltare pagina e pretendere un futuro migliore per l’intera provincia ionica.