Sono ore cruciali per il nostro territorio e ancora una volta siamo posti di fronte a un ricatto: non arretreremo, però, neppure di un passo.
Una classe dirigente lungimirante, locale e nazionale, avrebbe la grande occasione di scrivere una pagina epocale di riscatto di un pezzo fondamentale di Sud e di Paese, che ha pagato un prezzo enorme alle esigenze produttive nazionali. Per farlo è giunto il momento di programmare un rigoroso piano di investimenti pubblici adeguati, finalizzati a bonifiche, riconversione economico-industriale del territorio, garanzia dei redditi dei lavoratori e loro riqualificazione per il reimpiego.
Il lavoro è fondamento della nostra Repubblica (è scritto nell’art. 1 della Costituzione), ma deve essere un lavoro buono, in un ambiente vivibile e sicuro. Queste è la prospettiva che va garantita ai lavoratori. Va, contemporaneamente, programmato il fermo degli impianti inquinanti e sui quali i lavoratori oggi rischiano la vita ogni giorno.
Un piano così strutturato rappresenterebbe un investimento che attiverebbe, nel medio-lungo periodo, economia e lavoro per tutta la nostra comunità, rientrando allo Stato in termini di fiscalità e ripresa del PIL, quello buono, non quello che uccide e produce, da ormai molti anni, cassa integrazione ed esuberi. E’ chiaro che solo lo Stato può attuare un progetto di questa portata, che durerebbe molti anni.
Non è accettabile che mentre la Germania investe 100 miliardi di euro in un enorme piano di salvataggio del clima, programmando, tra le varie misure, l’abbandono del carbone, in Italia si tenti di salvare una produzione obsoleta con continue toppe che allargano il buco.
Lo Stato non può consegnarci a multinazionali predatrici, che pongono condizioni brutali per restare.
Dal sequestro del 2012 sono trascorsi, invano, sette anni e mezzo, tra decreti inaccettabili, inquinamento, ostacoli continui all’applicazione della legge, impianti fatiscenti e insicuri, che hanno determinato solo perdite economiche e, ancora una volta, umane.
E’ il momento degli sguardi lunghi, di immaginare come sarà la nostra terra tra molti anni. E’ il compito che spetta a classi dirigenti, politiche e non solo, degne del loro ruolo e dell’entusiasmante onore di lasciare condizioni di vita migliori a chi verrà dopo di loro. E’ tempo di riscrivere il futuro del nostro territorio.
Taranto, 08/11/2019
Sud in Movimento