Ho partecipato questa mattina in Fiera al forum internazionale organizzato da Regione Puglia, Polis Avvocati, Deloitte Legal, Puglia Sviluppo e Fondazione Farefuturo su “La Blue Economy nel Mediterraneo – Opportunità di sviluppo e cooperazione”.
Il forum ha costituito un’importante occasione di confronto sulle strategie per lo sviluppo sostenibile dell’economia del mare e sul potenziale derivante dalla “Blue Growth” per i territori.
Al centro delle riflessioni e delle proposte, il Mar Mediterraneo, cuore degli scambi economici tra i Paesi che vi si affacciano, in un nuovo contesto di sviluppo sostenibile. Sostenibilità che diventa la base anche di una nuova visione del fare impresa nei processi di internazionalizzazione e al tempo stesso promuove la collaborazione tra ricerca, industria e politiche del settore.
Sebbene il Mar Mediterraneo sia delimitato da oltre 20 Paesi, gran parte di esso si trova al di fuori delle giurisdizioni nazionali. La cooperazione è quindi essenziale per gestire le attività marittime, proteggere l’ambiente marino e il patrimonio marittimo, prevenire e combattere l’inquinamento, migliorare la sicurezza in mare, promuovere la crescita blu e la creazione di posti di lavoro.
Ciò, perchè la Blue Economy è l’economia che parte dal mare, ma non si esaurisce nel mare e con il mare. Questo modello di sviluppo si estende a tutte le filiere produttive, dall’agroindustria, al manifatturiero, all’archeologia marina e al turismo.
A proposito di turismo, in una regione come la Puglia, caratterizzata da una costa lunghissima (865 Km) e da un turismo in forte espansione, la nautica da diporto può essere un importante volano di sviluppo economico. Nata migliaia di anni fa con la costruzione di imbarcazioni per la pesca, la nautica pugliese oggi è promotrice di ricerca e innovazione, un settore nel quale maestri d’ascia convivono con imprese all’avanguardia che esportano in tutto il mondo.
Oggi le principali specializzazioni riguardano cabinati, semicabinati ed open, barche da diporto e da pesca di alta qualità, allestimenti per interni, arredi in legno e in vetroresina, vele da regata e da crociera e vele one design con materiali di prima qualità e un’elevata accuratezza nelle fasi di assemblaggio e finitura, motori, sistemi di condizionamento e servizi di assistenza.
Ho anche ricordato che la Legge di stabilità regionale 2019 (BURP n. 165 del 31 dicembre 2018) ha previsto un contributo straordinario per la costituzione del Polo formativo di eccellenza per la Blue Economy, la nautica e la marineria a Taranto (art. 71), nonché una dotazione finanziaria al fine di sostenere un processo di trasformazione del tessuto socio-economico della città di Taranto attraverso iniziative finalizzate alla valorizzazione del potenziale di sviluppo e delle risorse locali, mediante la promozione e l’integrazione di filiere produttive legate alla Blue Economy per la realizzazione di una fiera del mare nella Città di Taranto (art. 109).
La Blue Economy prevede la rigenerazione e la restaurazione delle risorse marine e terrestri, attraverso una nuova sensibilità economica, sociale, ambientale e culturale.
Anche con questo scopo sono nate e si stanno costituendo le ZES (Zone Economiche Speciali) alle quali è stata dedicata ampia parte della discussione. Esse, infatti, oltre a presentare vantaggi sia in termini fiscali che di semplificazione amministrativa, costituiscono un’occasione per un ulteriore salto di qualità.
Le ZES, infatti, non vanno intese come “zone franche” in cui rilassare prescrizioni, obblighi e controlli e rendere possibili investimenti ad alto impatto ambientale che altrove non sarebbero possibili, ma anzi come un laboratorio in cui promuovere e sperimentare nuovi modelli di produzione, basati sul paradigma dell’economia circolare, sui principi della riduzione dell’utilizzo delle risorse naturali, del riciclo e del riutilizzo di scarti e sottoprodotti.