La piccola e media impresa tarantina, e il mondo del commercio e dell’artigianato in particolare, vive un momento difficilissimo: Taranto si sta letteralmente desertificando e il termometro che segna una febbre davvero alta è rappresentato dalla continua chiusura di attività commerciali ed artigianali, anche storiche, sia nel centro sia nelle periferie. Ormai il contagio ha coinvolto anche le strade commerciali più note.
L’autunno è alle porte e si prospetta un ennesima stagione drammatica per la nostra economia locale, con tutte le macro problematiche irrisolte, vedi la grave situazione del siderurgico con l’elevata cassa integrazione e la forte riduzione dell’indotto, e non sarà solo colpa del dilagare del commercio elettronico e del diminuire del potere di acquisto dei cittadini, ma c’è la responsabilità di una classe dirigente politica e sindacale che deve dimostrarsi capace e vogliosa di risolvere con immediatezza i noti annosi problemi. Noi siamo convinti che queste capacità e volontà ci siano, sia nell’Amministrazione comunale che nelle maggiori organizzazioni di categoria e per questo, fiduciosi, facciamo l’ennesimo appello a tutte le nostre istituzioni.
Confartigianato sta registrando con piacere l’impegno e gli interventi dell’Amministrazione comunale volti ad invertire la rotta, ma sussistono alcuni limiti.
Ci sono importanti interventi di programmazione a lungo termine, come ad esempio quello sulla mobilità urbana, sulla città vecchia, il piano strategico su Taranto, ma proprio perché tali, seppure apprezzabili, ovviamente non risolvono il problema nell’immediatezza e purtroppo sono tante le imprese che stanno attendendo la fine dell’anno per decidere se proseguire, e sono in attesa di un segnale di attenzione immediato, sotto ogni punto di vista, pressione tributaria compresa.
Gli interventi effettuati sul territorio, certamente importantissimi ed assolutamente necessari – vedi alcune attività di riqualificazione nei quartieri finalizzate al decoro urbano e alla tutela dell’igiene – hanno il carattere dell’estemporaneità, che tamponano e di fatto rinviano la soluzione sistematica e programmata dei vari problemi. Così come, pur apprezzando i tentativi spot di abbellimento delle aiuole di alcune strade, come si vede, poi, i fiori appassiscono presto e tutto ritorna come prima. C’è bisogno di interventi sostanziali, come una seria riqualificazione di interi quartieri, far ritornare le strade della città piene di vita con una programmazione costante di iniziative culturali, sportive, ludiche, con interventi urgenti per facilitare il parcheggio degli avventori in centro, che poi resta la causa principale che allontana il cliente dal borgo verso la grande distribuzione. La convinzione che i cittadini prendano il bus o la bicicletta per andare in centro (sia inteso ottima cosa) continua a restare una chimera, a danno degli esercenti che però non possono più aspettare il cambio di mentalità di una popolazione molto abitudinaria come quella tarantina, e l’alternativa offerta dalla “vicinissima” grande distribuzione è troppo ghiotta per indurre i consumatori a porsi il dubbio della scelta. I cittadini tarantini purtroppo continuano a prendere l’auto per fare i loro acquisti, e già convinti di non trovare parcheggio in città non ci provano nemmeno: vanno dritti alla grande distribuzione. Non giriamoci intorno, la realtà è questa. Ma l’economia commerciale tarantina non è solo via D’aquino, Di Palma, Liguria e Cesare Battisti. Ci sono tantissimi operatori commerciali ed artigiani disseminati nelle varie strade comunali che meritano sostegno e cura, che hanno egualmente diritto a strade ben illuminate, pulite e sicure, con una lotta seria a chi esercita abusivamente molte attività (autoriparazione – estetica – acconciatori – edilizia ed impiantistica su tutte).
Siamo certi che anche nell’Amministrazione comunale vive la medesima preoccupazione e voglia di riscatto, ma c’è un punto che produce il nostro secco rammarico: la stessa Amministrazione non coinvolge concretamente i corpi intermedi, le associazioni di categoria in particolare. Di fatto non c’è quel confronto costante, nonostante le continue sollecitazioni, che aiuterebbe a conoscere meglio i problemi ed a risolverli. Non ci spieghiamo come mai una grande città come Taranto, con i problemi che ha, con la voglia dichiarata di imprese ed amministratori di invertire le situazioni negative non abbia avviato un tavolo di confronto (magari permanente) dove le associazioni di categoria maggiormente rappresentative e gli amministratori Comunali si ritrovano per approfondire, discutere e trovare le migliori soluzioni per il territorio, eppure esempi simili positivi ce ne sono in tutta Italia. Purtroppo le decisioni calate dall’alto e non condivise, non “partecipate”, creano un distacco ed una frattura tra amministratori ed amministrati. Un esempio su tutti: sta per partire (ottobre) la raccolta differenziata in tutta la città e la nostra categoria, come d’altronde anche altre, non viene presa in considerazione. Gli operatori commerciali avranno un grosso “peso” in questa nuova modalità di smaltimento dei rifiuti e non sono stati minimamente cointeressati, anche per informarli su come comportarsi o anche per ricercare eventuali specifiche procedure di attuazione. Altro esempio, già ripetuto tante altre volte, è la questione dei tributi locali, dove l’Amministrazione comunale usa coinvolgere le associazioni sempre e solo a consuntivo (vedi la storia della TARI), quando si può prendere soltanto atto della situazione già fotografata, e quindi degli aumenti delle tariffe, quando invece sarebbe utile e necessario, come tra l’altro richiesto da Confartigianato ed accordato ma non realizzato poi dal Comune, avere un confronto costante per analizzare preventivamente la situazione per trovare le necessarie contromisure.
Ovviamente il nostro appello lo facciamo senza alcun livore, con il solo intento di poter essere ascoltati su decisioni e scelte che riguardano le imprese ed i settori che rappresentiamo: gli imprenditori sono spaventati, delusi, molti rassegnati, di sicuro non c’è entusiasmo. Quindi occorre accelerare, intervenire subito. Non sfugge il fatto che una grande percentuale di insegne che si sono spente poi non si sono più riaccese, i locali difficilmente vengono rifittati, riaperti, ed una buona parte di quei pochi che vediamo riaprire, e questo è un dato noto ma mai davvero analizzato in tutte le sue sfaccettature, sono i franchaising di fuori provincia e le solite attività cinesi. Quindi dobbiamo domandarci che fine ha fatto buona parte della classe imprenditoriale di Taranto, ed esiste un ricambio? Adesso è il momento di occuparsene, facciamolo insieme, dopo potrebbe essere troppo tardi.
Restiamo speranzosi, visto che in una delle sue ultime note stampa il Sindaco ha fatto proprio riferimento al confronto con i corpi intermedi, attendiamo.
Taranto, 7 settembre 2019
Confartigianato Imprese Taranto