Il giorno dopo la massiccia azione nell’ambito della filiera dei mitili, condotta dai militari del commissariato Borgo e della Capitaneria di Porto presso Piazzale Democrate, nella Città Vecchia e nello stesso piazzale non è cambiato nulla. Lo dimostrano queste fotografie scattate oggi, 3 agosto 2019. Nella mattinata del 2 agosto i militari hanno sequestrato quintali di mitili e denunciato diverse persone ma oggi, cioè esattamente il giorno dopo, negli stessi luoghi le attività illecite assicurano l’immissione nel mercato regolare di mitili senza che siano rispettate norme igieniche e quelle relative alla tracciabilità del prodotto. Questi traffici forniscono le attività commerciali della città e vanno ben oltre, raggiungono anche pescherie ed attività di ristorazione della provincia e della regione.
Da diversi anni i militari eseguono queste operazioni ma purtroppo il virus dell’illegalità non viene debellato. Tutto ciò è frustrante per i militari che da anni a Taranto mettono a rischio la propria vita in questi interventi ed è gravemente diseducativo nei confronti della comunità tarantina che si abbandona alla classica espressione del “tanto non cambierà mai nulla”, a cui segue il ben più grave concetto di una normalizzazione di illegalità. Si vive ogni giorno una buona dose di illegalità diffusa e sotto gli occhi di tutti sino a che questa appaia lecita e quando c’è un cittadino che si ribella a questo sistema malato viene ammonito dagli stessi cittadini. Oggi lavorare nei traffici abusivi di mitili a Taranto, per una buona parte dei cittadini di Taranto, è normale, basta leggere sui social i commenti agli articoli della stampa che riportano le attività dei militari.
“Figlio di cane, non ho paura di andare in galera, ti devo spaccare la testa e voglio andare in galera con il sorriso”. Queste sono alcune frasi che solo un paio di mesi fa mi ha dedicato l’individuo chi gestisce una piazza del traffico illegale di mitili. Chi si esprime in questo modo, e tra l’altro lo fa in maniera spudorata tramite una comunissima chat, sa che rimarrà impunito e sa anche che dopo le denunce, ne ho ratificate diverse nei confronti di questa persona e in genere sui vari traffici illeciti di mitili, dal giorno successivo all’ennesimo intervento dei militari potrà tornare al suo “lavoro”. Mi chiedo, come è possibile che soggetti più volte identificati e denunciati per vari reati penali non ricevano un daspo e quindi possono tranquillamente continuare nella loro attività marcando il territorio con frasi che dovrebbero rimanere citazioni nelle serie televisive?
Piazzale Democrate è un luogo pubblico, così come altri luoghi meravigliosi della nostra città, che non può rimanere preda dell’illegalità espressa ogni giorno da questi soggetti così come accade in via Cariati e Via Garibaldi, dove si gestiscono gli stessi ed identici traffici illegali. La questione non si limita ad un quadro circoscritto che coinvolge solo gli ambulanti abusivi agli angoli delle strade. Ogni ambulante abusivo mette in vendita circa 50kg di cozze mentre i “centri di smistamento” abusivi, quelli che producono vaschette per intenderci, presenti nella città vecchia e nel quartiere Tamburi, movimentano ogni giorno tonnellate di mitili che provengono, anche, da specchi d’acqua interdetti alla mitilicoltura, quindi potenzialmente contaminati da diossine e pcb. I fatturati hanno molti zeri e sono alimentati da investimenti di “denaro nero” frutto di altre attività criminali. Come è possibile che il mercato ittico di Taranto, sito nel quartiere Tamburi, rappresenti oggi il “Trade Center” degli affari illeciti? A chi compete verificare le concessioni dei titolari dei box del mercato ittico dove si gestiscono commerci di pesce e cozze e chi verifica gli eventuali regolamenti posti in essere per regolare gli approdi atti al rimessaggio dei natanti adibiti alla pesca e della mitilicotura? Come è mai possibile che le attività che rispettano le regole, al mercato ittico, debbano soffrire la crisi e di conseguenza accarezzare l’idea della chiusura quando chi, nello stesso luogo, gestisce il commercio con gli illeciti debba godere di ottimi introiti? Come è possibile che mancanza di igiene e di tracciabilità del prodotto siano le prime caratteristiche di alcuni banchi del mercato comunale del pesce, e cozze, che si tiene alla discesa Vasto quando diversi operatori hanno più volte fatto appello all’Amministrazione comunale per un ripristino definitivo delle condizioni legali? Occorrono, inoltre, controlli severi e serrati sui mitili provenienti dall’estero che raggiungono i centri di raccolta e spedizione su ruota. Accade spesso, infatti, che chi gestisce alcuni allevamenti di mitili immette nel secondo seno del Mar Piccolo cozze prive di ogni controllo e tracciabilità. Ciò rappresenta un serio rischio per la salute pubblica.
Non è più possibile rimanere spettatori davanti alle attività illecite di alcune famiglie che hanno effettuato la spartizione dei mercati del pesce e dei mitili. Taranto non potrà risorgere dal torpore dell’illegalità se queste famiglie non saranno debellate e con loro i loro traffici. La risoluzione non può essere affidata alle singole azioni dei militari, la soluzione è il “Punto Zero Legale” che può essere raggiunto solo con la sinergia del lavoro del Prefetto insieme al Questore e dell’Amministrazione Comunale e Regionale. Le quantità del pescato e della produzione dei mitili sono ignote ed ai controlli sfugge la fetta maggiore del commercio illegale che viaggia nel sommerso. Urge un “Punto Zero Legale” che istituisca un protocollo di legalità per ogni soggetto che intende lavorare nel comparto ittico. Non bastano le certificazioni antimafia limitate solo a chi gestisce le cooperative e le aziende: vanno analizzate le posizioni di tutti i soci o degli eventuali attori che si nascondono dietro il sistema dei “prestanome”. Nascondere i nomi noti alle Procure dietro il sistema dei prestanome è cosa che a Taranto, anche nel comparto ittico, già accade. Allora per quale motivo abbiamo sacrificato esempi di legalità e non abbiamo imparato i loro insegnamenti come il metodo del “Follow the money”? “Segui il denaro per capire il sistema”. A Taranto il quadro è abbastanza chiaro, i proventi di attività criminose sono reinvestiti nei mercati ittici che senza scrupolo lavorano mitili in acque interdette dove sono note le incidenze di inquinanti come diossine e pcb. Questi mitili raggiungono i centri di smistamento perché entrano nella filiera parallela alla metà del costo del prodotto allevato in acque sicure ed autorizzate.
L’occasione buona per iniziare questo percorso di “legalità ittica” può trovare spazio nel bando per le nuove concessioni di allevamento dei mitili nel secondo seno del Mar Piccolo. Dopo la prima metà di agosto dovrebbe essere aperto il bando che affiderà alle cooperative gli specchi d’acqua. Le domande sono già molte e sarebbe “utile ai fini della legalità” far firmare ad ogni rappresentante societario un protocollo di legalità che contenga criteri atti ad evitare l’interferenza di attività mafiose o di altri tipi di illeciti, come il riciclaggio del “denaro sporco” proveniente da altre attività criminose. Dichiarazione che il legale rappresentante si assumerebbe al fine di essere garante per lui e per l’attività dei suoi soci.
Spero che ogni rappresentante istituzionale, e rappresentanti politici, non ci rifilino, anche in questo caso e nel 2019 dopo il tracollo del 2011, l’effetto della favoletta “va tutto bene, inutile fare allarmismi”. Questa pillola non è più concessa a chi dovrebbe essere garante della salute pubblica, della sicurezza e della legalità. Gli operatori onesti che lavorano nel mercato del pesce e dei mitili hanno estrema necessità di sentirsi tutelati e devono continuare a garantire alla città di Taranto l’attività svolta in uno dei più antichi e nobili mestieri del nostro territorio.
Luciano Manna