L’ennesima tragedia sul lavoro a Taranto. Una delle gru che servono al carico sulle navi dei prodotti finiti e allo sbarco delle materie prime è crollata su uno sporgente portuale gestito in autonomia dall’ex Ilva.
Certamente la forte tromba d’aria abbattutasi su Taranto nel pomeriggio di ieri ha la sua parte di responsabilità in ciò che è accaduto. E tuttavia colpisce che la torre si è spezzata sullo stesso molo dove sette anni addietro è morto un altro operaio per un evento simile.
A nome di Articolo Uno Taranto esprimo il profondo dolore alla famiglia del giovane operaio che al momento è disperso, ma che probabilmente ha perso la vita. Resta però il fatto che da anni si discute di sicurezza nello stabilimento ex ILVA, ma si susseguono i rinvii; così quanti hanno il compito di garantire la sicurezza della fabbrica non si assumono mai fino in fondo le loro responsabilità.
E inoltre fa impressione che tutto questo avviene mentre ancora si discute se i titolari della fabbrica debbano o no avere responsabilità penali in caso di inadempienze sulla sicurezza dei lavoratori e dei cittadini.
Concordiamo con i Sindacati, che chiedono con forza che l’azienda, le istituzioni e gli organi di controllo, ognuno per il proprio ruolo, forniscano le dovute indicazioni a garanzia dei lavoratori e cittadini territorio di Taranto, e nel contempo reclamano l’immediata convocazione di un tavolo istituzionale straordinario che assuma decisioni e provvedimenti che cambino radicalmente lo stato di cose presenti all’interno dello stabilimento siderurgico.
Ci sono alcuni punti fermi: gli impianti dello stabilimento sono desueti; l’incidente si è verificato nella stessa postazione dove era posizionata la gru che nel 2012, in occasione di un’altra tromba d’aria, aveva ucciso un altro lavoratore; la gru è stata ricostruita con i medesimi criteri di quella precipitata in mare nel 2012.Di qui occorre partire. La Magistratura e gli Organi di controllo facciano la loro parte, ma la politica deve fare la sua. Intervenga al più presto con misure concrete e verificabili: non si può più permettere che andare al lavoro assomigli a un andare in guerra, una guerra che spezza giovani vite che cercano soltanto la sicurezza di una vita dignitosa.
Massimo SerioSegretario provinciale Articolo Uno Taranto