“Il recente incontro al Mise sulla vertenza ex-Ilva ha deluso le attese dei lavoratori, le rispettive organizzazioni sindacali e, insieme con essi, i territori che ospitano i maggiori siti produttivi acquisiti da ArcelorMittal. E preoccupa non poco l’irrigidimento della nuova proprietà in quanto non disposta a ritirare la sospensione dal lavoro, in atto dall’1 luglio u.s. per 13 settimane, di circa 1.400 dipendenti”: è quanto dichiara Antonio Castellucci, segretario generale Cisl Taranto Brindisi, presente all’incontro romano, insieme con Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria, Gianfranco Solazzo, segretario generale aggiunto Flaei Cisl Puglia e Carlo Anelli del dipartimento industria confederale Cisl nazionale.
“Abbiamo richiamato e ribadito, al tavolo, tra l’altro, l’impegno in ordine al monitoraggio periodico, come disposto nell’accordo del 6 settembre scorso, dei processi in atto presso lo stabilimento tarantino – prosegue Castellucci – con particolare riguardo al suo rilancio industriale ed alle ricadute ineluttabili anche sui sistemi appalto e indotto con le problematiche occupazionali e sociali che ne conseguono, come alle questioni urgenti delle bonifiche attraverso un chiaro monitoraggio per una complessiva ambientalizzazione del sito ionico. Guardiamo ora con attenzione, inoltre, alla decisione della Procura di Taranto con cui ha disposto l’avvio delle procedura di spegnimento dell’Altoforno 2 già sottoposto a sequestro preventivo dopo l’incidente mortale del 2015.”
Per Castellucci “stante l’impegno dichiarato dal Ministro, in attesa di un nuovo incontro presso il Mise nelle settimane prossime, in ordine alla possibile sospensione del provvedimento della Procura a fronte di interventi urgenti e radicali di ArcelorMittal, da verificare concretamente nei prossimi giorni, auspichiamo una presa in carico di responsabilità da parte di tutti, tanto sul merito dello scudo penale annoverato nel contratto di acquisto dell’ex Ilva, quanto sul ritiro della cassa integrazione, affinché non si penalizzino ancora una volta lavoratori e territori a rischio di marginalità sociale ed occupazionale, né gli interessi industriali del Paese.”