“Se fossero vero le notizie che circolano con insistenza in città, ovvero che la società LBH ITALIA avrebbe costruito importanti relazioni economiche con ArcelorMittal finalizzate potenzialmente alla gestione dell’intero traffico marittimo e che la stessa, pur avendo sede legale a Taranto, risulta essere integralmente controllata da un unico socio avente sede legale nell’Isola Anguilla, territorio britannico situato nei Caraibi e paradiso fiscale, il sistema delle agenzie marittime di Taranto correrebbe il serio rischio di essere penalizzato”.
A lanciare l’allarme è il consigliere regionale Gianni Liviano il quale questa mattina, insieme al collega Donato Pentassuglia, ha depositato una mozione con la quale si impegna il presidente della Regione Puglia a farsi interprete con il Governo Nazionale e con la società ArcelorMittal, “degli interessi economici e occupazionali delle agenzie marittime del territorio perché queste non debbano essere penalizzate dalla presenza della società LBH Italia”.
Non solo, i due consiglieri regionali hanno chiesto che in IV commissione consiliare vengano auditi sulla questione il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Jonio, Sergio Prete, e i rappresentanti delle agenzie marittime di Taranto.
“L’Isola Anguilla – scrive Liviano nella mozione – risulta essere “un paradiso fiscale” e il sistema fiscale italiano, con il decreto ministeriale 04/05/1999, l’ha inserita tra gli Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato, nella cosiddetta lista nera, ponendo quindi limitazioni fiscali ai rapporti economici e commerciali che si intrattengono tra le aziende italiane e i soggetti ubicati in tale territorio. Tutto ciò, in un territorio, quello jonico, già in evidente sofferenza, andrebbe a penalizzare ancora di più il lavoro delle nostre agenzie marittime e metterebbe fortemente a rischio, oltre che gli interessi economici delle stesse, anche i livelli occupazionali. Situazione che il territorio non può continuare a permettersi alla luce, anche, delle recenti decisioni di ArcelorMittal che ha avviato ulteriori 1.400 lavoratori in cassa integrazione e che sta minacciando la chiusura totale dello stabilimento siderurgico di Taranto nel caso in cui il Governo nazionale dovesse rimanere saldo nella decisione di considerare revocata il prossimo 6 settembre l’immunità penale per i proprietari dell’ex Ilva”.