La ricompensa ai sacrifici imposti negli ultimi anni alle lavoratrici e ai lavoratori di Teleperformance con pesanti deroghe al CCNL e persino alle leggi sulla sicurezza sul lavoro è stata l’ennesima crisi, con conseguente ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga. Così in una nota, il Coordinatore provinciale dell’USB di Taranto Francesco Rizzo spiega le ragioni della contrarietà dell’organizzazione sindacale da lui guidata all’Accordo stipulato in sede ministeriale il 15 Aprile scorso e applicato da non più di dieci giorni nella sede tarantina della multinazionale francese di call center.
Non abbiamo condiviso i contenuti dell’intesa raggiunta in sede ministeriale tra azienda e CGIL, CISL, UIL e UGL per ragioni di metodo e di merito – prosegue Rizzo. In primo luogo, si tratta dell’ennesimo accordo stipulato senza il mandato dei lavoratori che ne hanno scoperto il contenuto solo dopo la firma. Nel merito, poi, il legittimo ricorso alla cassa integrazione a salvaguardia dell’impresa e dei suoi dipendenti in caso di calo di attività, non può e non deve trasformarsi, come sta avvenendo, in uno strumento nelle mani dell’azienda per flessibilizzare l’organizzazione del lavoro in chiave competitiva. Se oggi fotografassimo la situazione in azienda, continua il sindacalista, vedremmo contemporaneamente lavoratori in CIG, altri in supplementare da mesi e infine lavoratori in somministrazione, vincolati da anni ad una condizione di precarietà senza prospettiva e, al bisogno, soggetti anch’essi alla CIG.
Per anni, i lavoratori di Teleperformance hanno visto ridurre le proprie garanzie contrattuali in termini di flessibilità dell’orario di lavoro, allungamento dei turni, aumento dei giorni di lavoro, maggiore controllo sulla prestazione, deroghe alle norme sulle pause da videoterminalista. Tutto questo è stato voluto da un’azienda che ha pensato di superare il guado della crisi di settore, aggravata da una gestione spesso approssimativa dei processi, con la ricetta più sbagliata: la competizione al ribasso sui diritti, sulle tutele e sul costo del lavoro. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
In tutto questo, conclude Rizzo, Teleperformance continua a sprecare energie, provando a discriminare sul piano sindacale l’USB, l’unica organizzazione che in questi anni non ha condiviso il fallimentare percorso che ha condotto a quest’ennesima crisi, estromettendo i suoi rappresentanti dagli incontri aziendali e perfino negando il diritto di assemblea sancito dallo Statuto dei lavoratori. Questo atteggiamento non ci intimorisce, procederemo infatti sul piano giudiziario e della mobilitazione per ristabilire rapidamente i nostri diritti, ma ci interroga sulle priorità di questa azienda che, in pieno regime di cassa integrazione, preferisce provocare la nostra reazione, piuttosto che impegnarsi nella lunga e faticosa strada di un vero rilancio e recupero di credibilità.