La Valutazione integrata dell’impatto ambientale e sanitario (Viias) è l’unico strumento in grado di riconciliare la città, di ricreare quell’unità che si è spezzata tra istituzioni e cittadini e per evitare situazioni dove si fa a gara a chi la spara più grossa. Serve un nuovo fronte comune, una sorta di Altamarea bis, che porti ad un documento programmatico da sottoporre all’attenzione del vicepremier e ministro Di Maio nel prossimo incontro già calendarizzato per il 24 giugno.
Sono queste, in estrema sintesi, le determinazioni scaturite dall’incontro con il professor Giorgio Assennato, già direttore generale di Arpa Puglia, tenutosi venerdì sera nella sede dell’associazione “Le città che vogliamo” e organizzato dal consigliere regionale Gianni Liviano.
Si è trattato, spiega il consigliere regionale tarantino, del primo di una serie di incontri previsti sulla tematica. “La speranza viene dalla scienza, non dalle parole spesso in libera uscita e dettate dal contagio diffuso di una emotività dilagante”, ha sottolineato Liviano in apertura di incontro. “Si avverte – ha aggiunto – il bisogno di chiarezza che, a mio avviso, soltanto le verità scientifiche possono provare a colmare”, perchè è la scienza “che identifica il problema, prova a correggerlo e, se ci riesce, ad individuare le soluzioni. Per questo già venerdì prossimo, per chi lo vorrà, proveremo ad incontrarci per delineare una road map”.
Un’ora e mezza o poco più di serrato confronto, con il professor Assennato, da una parte, a spiegare che la situazione ambientale a Taranto non è certamente da sottovalutare ma non è neanche così catastrofica come la si dipinge e a sottolineare che Taranto “è l’unica città in Italia che si autodiffama”; con tanti cittadini ma anche medici e pediatri, dall’altra, a raccontare come, invece, l’esperienza giornaliera dica l’esatto contrario (“Sono una pediatra e medico Isde – ha detto intervenendo durante il dibattito la dott.ssa Grazia Benedetti – e quotidianamente mi confronto con bambini con disturbi del comportamento, con difficoltà a parlare e a mantenere alto il livello di attenzione”).
Ecco, perchè, allora la Viias può diventare il grimaldello per scassinare una porta chiusa a doppia, tripla e, forse, anche a quadrupla mandata. Uno strumento finora assente nelle varie Autorizzazioni integrate ambientali che si sono succedute nel tempo “perchè i vari ministri per l’Ambiente – ha ricordato Assennato – hanno sempre detto di no non ritenendo opportuno prevederla” mentre, invece, la valutazione dei rischi ambientali e sanitari “può far capire, dati scientifici alla mano, cosa può realmente accadere con l’incremento della produttività dello stabilimento ArcelorMittal e mettere nelle condizioni di adottare le giuste contromisure”.
La Viias, dunque, la strada maestra da seguire. Alle istituzioni (“che hanno perso la battaglia sul campo della comunicazione quando la città si è trovata di fronte ad una mole di dati catastrofici ma che, come nel caso dell’aumento della mortalità, non hanno tenuto conto dei tassi standardizzati per età”, ha chiosato Assennato) il compito di muoversi. “Il sindaco – ha aggiunto l’ex direttore generale di Arpa Puglia – può agire, norme alla mano, chiedendo la revisione dell’Aia perchè la valutazione integrata dell’impatto ambientale e sanitario venga inserita. Certo – ha poi concluso Assennato – se già nel 1999 avessimo utilizzato la dotazione, allora disponibile, di 4 miliardi di lire per realizzare una struttura unica di alta eccellenza con Arpa, Asl, e Università statunitense che si era proposta ma che il direttore generale dell’Asl dell’epoca non autorizzò, così come Vendola, quando nel 2006 la riproposi, fece cadere nel vuoto (nel frattempo l’Università statunitense era stata sostitutita dall’interessamento delle Università di Bologna e Bari), forse oggi staremmo parlando di altro”.