Alla Madonna Addolorata è dedicata una delle cinque sequenze medievali che la chiesa ha mantenuto dopo il Concilio di Trento che le aveva abolite tutte. Il testo duecentesco di Jacopone da Todi – una meditazione sulle sofferenze di Maria, madre di Gesù, durante la crocifissione del Figlio – ha affascinato per secoli decine di musicisti, tra i quali – per ricordarne solo alcuni- Giovanni Pierluigi da Palestrina, GiovanBattista Pergolesi, Antonio Vivaldi, Alessandro e Domenico Scarlatti, Gioacchino Rossini, Franz Schubert, Franz Liszt, Giuseppe Verdi, Arvo Part, ma anche tanti compositori pugliesi del Settecento tra i quali il barese Nicola Logroscino, il salentino Pasquale Cafaro, il bitontino Tommaso Traetta e i tarantini Nicola Fago e Giovanni Paisiello.
Allo Stabat Mater, nella cornice della chiesa di San Domenico, da cui la statua dolente della Madonna scende oscillante per le scale sulle spalle dei fedeli nella notte del Giovedì Santo, è dedicato il tradizionale concerto di Quaresima proposto dalla Confraternita SS. Addolorata e San Domenico e dal Liceo Archita di Taranto, che quest’anno vedrà esibirsi il coro polifonico diretto dalla professoressa Maria Antonietta Carola (maestro concertatore la professoressa Simona Barbera), accompagnato al pianoforte dal giovane talento Giuseppe Demaglie, allievo della classe di pianoforte della professoressa Palmira Esposito.
Il concerto si svolgerà lunedì 1 aprile alle ore 19:00 alla presenza di monsignor Emanuele Ferro, parroco dell’Isola e padre spirituale della Confraternita SS. Addolorata e San Domenico, e sarà l’occasione anche per ascoltare alcune meditazioni sul tema dell’Addolorata di Don Andrea Mortato, docente di religione del liceo Archita.
La serata sarà aperta da un’esecuzione solistica di Giuseppe Demaglie che proporrà la Ciaccona di Bach–Busoni, capolavoro della letteratura pianistica che Busoni trascrisse dall’originale bachiano per violino-solo nel 1893. Straordinaria figura di artista, oltre che pianista dall’importanza storica, illuminato didatta e geniale revisore e trascrittore, il grande musicista italo-tedesco Ferruccio Busoni fu autentico pensatore della musica e affascinante e originale compositore. Per Busoni la musica di Bach rappresentava il sole intorno a cui ruotava questo complesso e articolato sistema.
Il passaggio dal violino al pianoforte non era visto da Busoni come una forzatura, in virtù di due “verità” apprese proprio dalla lezione di Bach-trascrittore: “che una musica buona, grande, ‘universale’, resta la stessa qualunque sia il mezzo attraverso cui si faccia sentire”; “che mezzi diversi hanno un linguaggio diverso (loro peculiare) col quale comunicano questa musica in modo sempre un po’ differente”.
Non si può non riconoscere che, con la sua trascrizione della Ciaccona, Busoni si è fatto co-creatore di Bach adattando in modo stupefacente quella musica alle sonorità del moderno pianoforte e dando vita ad un capolavoro pianistico, fedelissimo a Bach nella sua infedeltà all’originale violinistico.
Il concerto proseguirà con il coro polifonico del liceo Archita, che da anni partecipa a numerose manifestazioni, collaborando in diverse occasioni con prestigiosi musicisti e formazioni ed esibendosi in importanti occasioni istituzionali (tra le ultime in ordine di tempo l’inaugurazione regionale dell’anno scolastico svoltasi a Lecce lo scorso 6 ottobre, in cui ha rappresentato tutte le scuole della provincia di Taranto).
Accompagnato al pianoforte da Giuseppe Demaglie, il coro eseguirà per l’occasione alcuni brani dello Stabat Mater di Francis Poulenc, composto nel 1951 da questo importante musicista francese dallo spirito vivace e mondano, in seguito alla morte del suo amico Christian Bérard, apprezzato scenografo con cui aveva condiviso, qualche anno prima, l’esperienza della rinnovata fede e l’avvicinamento alla spiritualità.
La composizione di Poulenc, estremamente complessa e di grande fascino, è una lettura profondissima del testo di Jacopone.
Nella partitura Poulenc utilizza armonie modali, tonali e politonali. Tra i dodici brani che la costituiscono – nei quali il compositore “suddivide” il testo di Jacopone – si alternano momenti maestosi e solenni accanto a momenti di grande intimità in un insieme di grande intensità espressiva.
Il concerto sarà concluso dal primo brano dello Stabat Mater del compositore scozzese contemporaneo Karl Jenkins. Lo Stabat Mater è una composizione del 2008 e testimonia, insieme alle numerose versioni musicali del testo proposte da compositori nel XXI secolo (tra le quali va menzionata almeno quella di Luis Bacalov) il fascino sempre vivo della preghiera di Jacopone che dal XIII secolo continua a sollecitare la creatività degli artisti e dei musicisti n particolare.
Della durata di oltre un’ora, la versione di Jenkins dei venti versi del testo di Jacopone è la più ampia delle centinaia di intonazioni dello Stabat Mater. L’adattamento del compositore scozzese usa lingue diverse dal latino e dalla sua lingua madre. Nel movimento “And The Mother Did Weep,” per esempio, un verso è cantato contemporaneamente in inglese, latino, greco, aramaico, ebraico. Come molte delle prime composizioni di Jenkins, lo Stabat Mater comprende le tradizionali formazioni della musica colta occidentale (coro polifonico e orchestra sinfonica) accanto a strumenti e vocalità etniche che in questa occasione sono ispirate al Medio Oriente
Il primo movimento, che sarà eseguito dal coro del liceo Archita, è un’estesa variazione di un brano tratto da una delle composizioni più note di Jenkins, Adiemus, Cantus: Song of Tears, di cui utilizza la stessa struttura – con una dolce introduzione che precede la melodia maschile – e la medesima armonizzazione.
Un concerto di grande interesse dunque per varietà, profondità e intensità espressiva dei brani in programma, cui tutta la cittadinanza è invitata a partecipare