«Siamo alle solite: la Regione decide, gli agricoltori pagano». Il disegno di legge di riforma dei Consorzi di bonifica, appena presentato dalla Giunta regionale, non convince per nulla Confagricoltura Taranto.
Nel ddl, che dovrà passare all’esame delle commissioni prima e dell’assemblea poi, è prevista la soppressione dei quattro consorzi attualmente commissariati (Arneo, Ugento Li Foggi, Terre d’Apulia e Stornara e Tara) e il loro successivo accorpamento nel Consorzio unico di bonifica Centro-Sud Puglia, che manterrà le funzioni di bonifica e manutenzione dei territori consorziati, mentre l’attività irrigua passerà ad una nuova Agenzia regionale, l’Araia, destinataria anche di alcune funzioni similari scorporate dall’Arif. «Dalla lettura attenta del ddl – commenta il presidente di Confagricoltura Taranto Luca Lazzàro – si evince un grande disegno di scatole cinesi che ha del luciferino: ed è per questo che sentiamo un gran puzzo di bruciato. La rogna della bonifica e dei debiti pregressi resta al Consorzio unico, mentre il core business della risorsa idrica finisce nelle mani di una nuova Agenzia ma con un codicillo finale che, di fatto, apre la strada della gestione dell’acqua in capo ad Aqp o sua controllata: come dire che l’Agenzia fa testamento ancor prima di nascere».
In pratica – rimarca il direttore Carmine Palma – «è successo ciò che temevamo: la Regione Puglia sta creando non un Consorzio nuovo, agile ed efficiente ma una specie di “bad bank” in cui finiscono la montagna di debiti accumulati e le relative transazioni. Un sasso lanciato nel buco di bilancio cui restano attaccati mani e piedi i nostri agricoltori, cui toccherà pagare i tributi consortili: tornerà il 630, mentre il 750 verrà sostanzialmente sottratto al Consorzio unico e passerà all’Araia. Tutto questo si legge tra le righe di un ddl che fa esattamente l’opposto di quanto avevamo proposto in passato: gestione irrigua mantenuta all’interno dei consorzi e bonifiche alla Protezione civile, trattandosi di opere d’interesse generale. Al contrario, la “soluzione” adottata è profondamente pilatesca e non risolverà il problema, semmai corre il rischio di aggravarlo. La Regione, infatti, sta assicurando fondi per gestire il passaggio al Consorzio unico, tuttavia non dice apertamente come esso si reggerà nel futuro: in definitiva si sta scaricando quest’onere sulle spalle esclusivamente delle aziende agricole».
Per Confagricoltura Taranto, invece, la riforma dovrebbe andare in un’altra direzione: «La bonifica e la manutenzione delle aree consortili – sottolinea Lazzàro – non avvantaggia soltanto gli agricoltori e i loro terreni agricoli ma interi territori: per questo dovrebbe essere a carico della fiscalità generale. La Regione Puglia sta partorendo una riformicchia che fa acqua da tutte le parti, mentre dovrebbe usare questo passaggio cruciale per affrontare in maniera complessiva la grave emergenza del dissesto idrogeologico che ha devastato tanti comuni, causando anche vittime, a Taranto come nelle altre province. In questa bozza di riforma, piuttosto, si avverte la presenza di una longa manus che punta a gestire l’acqua, disinteressandosi del governo del territorio. Per il mondo agricolo che rappresentiamo – conclude Lazzàro – è un’occasione mancata cui porre riparo, urgentemente e coscienziosamente, durante l’iter legislativo».