A seguito del sit in tenuto stamani, presso il Comando Marina Sud dai dipendenti del settore della pulizia, sanificazione e manovalanza, in tutti i siti ionici della Marina Militare, Filcams Cgil e Fisascat Cisl hanno formalizzato una richiesta incontro alla Provincia, settore controversie collettive, per ottenere in merito alle risorse finanziarie occorrenti per restituire loro dignità, un confronto con lo stesso Comando MM., la Prefettura. Il Comune capoluogo, il Ministero della Difesa, gli Onorevoli Componenti della IV Commissione Difesa, i Parlamentari ionici.
Il parametro contrattuale di questi circa 200 tra lavoratrici e lavoratori, infatti, con la Legge di Bilancio 2019 è stato messo in discussione dal -35 per cento di prestazioni oggi deliberate per il comparto multi sevizi e dal +50 per cento di tagli per il comparto manovalanza.
“Nella riunione tenuta a Palazzo di Città del 18 marzo u.s., con tutti gli attori preposti alla vertenza Arsenale, compresa la presenza del Governo con l’Onorevole Ermellino – scrivono nella richiesta i segretari generali Paola Fresi (Filcams) e Antonio Arcadio (Fisascat) – nessun esponente della Marina Militare benché richiamato alla propria responsabilità sociale ha dato risposte positive alle rivendicazioni sindacali.”
L’impegno delle parti a continuare un percorso per ricercare nella Commissione Difesa, “oggi si è tradotto nella notizia fornitaci dall’Ammiraglio Vitiello, secondo cui la MM. dal mese di giugno 2019 ripristinerà le risorse – proseguono Fresi e Arcadio – omettendo di riferire da dove arriverebbero tali risorse, per quale valore, se sarebbero sufficienti a coprire la riduzione delle 7000 mila ore perse. Inoltre se varrebbero per il solo 2019 oppure solo per il secondo semestre e senza prevedere il recupero economico del primo semestre.”
Insomma, Filcams e Fisascat pretendono chiarezza dalla Committente, a cominciare dalla richiesta che “quanto è stato finora perso in termine di reddito venga restituito alle lavoratrici e ai lavoratori interessati in forma strutturale e non solo per sei mesi – poiché – non bastano soluzioni d’emergenza, per giunta prese con sei mesi di ritardo, considerato anche che il taglio dovuto al mancato rinnovo in finanziaria del cosiddetto Decreto Salva Taranto ha portato a un parametro contrattuale di circa 14 ore settimanali, ovvero meno di 350 euro mensili, con gravi disagi personali e familiari.”
Le organizzazioni sindacali non cercano responsabili ma soluzioni, perciò rivendicano che “il Governo attraverso le Commissioni Parlamentari e di concerto con il Comando della Marina Militare Sud definisca con limpidezza e stanzi le nuove risorse finanziarie occorrenti per ripristinare il volume dei servizi finora offerti e restituire dignità ai lavoratori”.