Legambiente plaude al sequestro di tre cosiddette collinette ecologiche, disposto dalla Procura di Taranto nell’ambito dell’inchiesta per concorso in getto pericoloso di cose e gestione di rifiuti non autorizzata, al momento a carico di ignoti, ed effettuato dai carabinieri del NOE di Lecce.
“Chiediamo che siano accertate le responsabilità e puniti i colpevoli. Siamo di fronte all’ennesimo episodio di contaminazione del nostro territorio e di sua riduzione a discarica di rifiuti industriali e non, che mette a rischio la salute dei cittadini” dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto.
Solo pochi giorni fa si è celebrata la prima udienza del processo che accerterà le eventuali responsabilità penali a carico di nove imputati, tra i quali Claudio Riva e Fabio Riva, accusati di non aver effettuato ” la dovuta ed obbligatoria attività di controllo e sorveglianza, nonché occultando il reale stato dei luoghi costituito da circa 5 milioni di tonnellate di cumuli di rifiuti pericolosi e non pericolosi di origine industriale situati su tutto l’argine sinistro della Gravina Leucaspide.”Legambiente, da sempre presente e attenta alle tematiche del territorio e alla tutela del patrimonio ambientale, ha espresso in quella sede la volontà di costituirsi parte civile tramite i propri avvocati- Eligio Curci e Ludovica Coda- al fine di tutelare gli interessi legittimi di un territorio fortemente compromesso con condotte che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero determinato un “grave disastro ambientale interessante acque superficiali pubbliche, acque di falda pubbliche, terreni demaniali, terreni privati e creando grave pericolo per la pubblica incolumità derivante dal continuo sversamento delle sostanze velenose contenute nei cumuli di rifiuti suddetti nelle acque e nei terreni destinati anche ad attività agricola.” “Anche in questo caso siamo di fronte ad un fatto grave: a seguito della analisi effettuate da Arpa Puglia nei terreni sono state rinvenute “sostanze pericolosissime per la salute e per l’ambiente”, tossiche e cancerogene, quali diossine, furani, Pcb, idrocarburi pesanti, benzoapirene, alluminio e ferro” – commenta la presidente di Legambiente Taranto – “Ci chiediamo quanto sia estesa la contaminazione dei terreni: l’area sequestrata si estende per nove ettari, ma l’insieme delle collinette complessivamente ne copre 50. Vogliamo lanciare un grido d’allarme: quando parte davvero la bonifica?” |
Per Legambiente questi episodi non fanno che confermare la necessità di avviare al più presto le azioni di bonificainterne allo stabilimento, questione su cui l’associazione è intervenuta più volte. Per Legambiente occorre intervenire con urgenza, effettuare le caratterizzazioni, la messa in sicurezza e la bonifica, per impedire conseguenze ben più gravi, come l’avvelenamento della falda o la dispersione nel vicino quartiere Tamburi di sostanze tossiche.
“È la bonifica di Taranto, come l’araba Fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”, conclude Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, adattando alla nostra realtà le parole di Metastasio. “ Chiediamo ai Commissari straordinari e al Governo di rendere noto al più presto un piano di interventi specificando priorità, tempi e modalità di attuazione. Siamo stanchi di un’attesa che sembra non finire mai”